IL
TARTUFO D'ALBA
All'estero
questa specie è nota con la definizione di «tartufo piemontese»,
naturalmente tradotta nelle diverse lingue. Il riconoscimento non è
difficile tenendo presenti alcuni fondamentali caratteri :
1 - il profumo è squisito, molto forte, fragrante, vagamente
agliaceo; il sapore è particolare, gradevolissimo, intenso solo
a crudo;
2 - le dimensioni sono notevoli rispetto ad altre specie congeneri,
potendo anche superare il 10 cm di diametro ed i 500 g di peso (in casi
eccezionali anche il chilogrammo);
3 - la forma è variabilissima: talvolta globoso e regolare,
talaltra quasi piatto, altre volte ancora il carpoforo può essere
più o me no lobato, gibboso, angoloso e persino apparire intrecciato.
Tutto dipende naturalmente dagli ostacoli che l'esemplare incontra nel
terreno di crescita;
4 - la superficie è pressoché liscia di colore ocraceo
pallido, talvolta tendente al brunastro verdognolo (mai scuro però)
o al bianco crema;
5 - la gleba è compatta e soda ma tenera e facilmente friabile;
il colore è ocraceo rosato o nocciola più o meno chiaro,
con venature biancastre sottili e reticolate tra loro. Talvolta vi appaiono
zone rosate.
Questa descrizione riguarda esemplari maturi e perfettamente idonei
al consumo. Esemplari invece troppo giovani sono privi di aroma, più
pesanti in quanto più ricchi di acqua, hanno gleba biancastra con
venature assenti o appena percettibili. Invece gli esemplari
troppo vecchi, ormai all'inizio della decomposizione, si riconoscono per
la gleba fragilissima, granulosa o umidiccia, bruna più scura, con
odore di cavolo marcescente. Anche l'osservazione microscopica può
essere utile per sapere se il fungo è maturo al punto ottimale;
in tal caso le spore (2 o 4 per ogni asco) si presentano ellissoidi, arrotondate
alle estremità, di colore giallo-bruno, alveolato-reticolate in
modo evidente (da una membrana poligonale); misurano 38-48 micron per 32-42
micron.
Il Tuber magnatum (grafia esatta: magnatium = dei ricchi) è
noto commercialmente come tartufo bianco di Alba (con cognizione di causa)
o di Acqualagna (un po' meno esattamente: sarebbe caso mai più corretto
«di S. Angelo in Vado»). Volgarmente il nome tartufo è
affiancato da quello di «trifola»; sovente, secondo le zone
di raccolta questi due nomi indicano alternativamente il nero e il bianco,
dovendosi quindi intendere o l'uno o l'altro dei due termini in senso spregiativo.
Possibili confusioni
In teoria il profumo fragrante potrebbe garantire l'identità
di questa specie, in pratica invece è possibile qualche caso di
confusione, soprattutto se provocata truffaldinamente da commercianti disonesti.
Due specie tradizionalmente sono servite per sofisticare il tartufo d'Alba,
il bianchetto (Tuber altidam = Tuber horchii) e il Choiromyces meandriformis.
Il primo lo descriveremo qui di seguito; il secondo, pur essendo leggermente
tossico, è stato in passato commerciato nel Nord Europa. Per
questo motivo qualche Autore ha ritenuto di scrivere che il Tuber magnatum,
che oggi sappiamo esclusivo del territorio geografico italiano, cresce
anche in Francia e Germania. Il Chairomyces meandriformis si distingue
per l'odore molto acuto e sgradevole, la gleba inizialmente bianco uniforme
e a consistenza farinosa, poi, solo tardivamente, con venature brunastro
chiaro a forma di meandri e con consistenza quasi coriacea. Un minimo di
attenzione evita la confusione con altre specie di Tuber o con la tossica
Balsamia valgaris; tutti questi altri funghi ipogei assomigliano assai
vagamente al Tuber magnatum, distinguendosi o per colori diversi o per
le venature confluenti in un incavo del carpoforo o per la presenza di
cellette non in comunicazione tra loro e, soprattutto, per una gleba di
consistenza assai più compatta.
Nel primo novecento, su mercati poco disciplinati, si inventavano i
trucchi più disparati per vendere qualsiasi specie di fungo ipogeo
facendolo passare per un Tuber pregiato. Particolarmente curiosa l'idea
di riempire d'argilla le cavità di Balsamia valgaris, cercando di
appiopparla a qualche ingenuo acquirente destinato poi a soffrire per dolorosi
spasmi intestinali provocati da questa specie tossica. Oggi come oggi invece
la confusione più probabile, diremmo l'unica possibile, è
quella con il bianchetto. Allo stato fresco questo tipo di truffa è
comunque impensabile sui mercati ufficiali, possibile in transazioni occasionali
con la parte acquirente del tutto inesperta.