COME
SI FA LA PIZZA
Come si fa la pizza? Prima di tutto: come si fa la pasta per la pizza?
La formula classica, lo sappiamo, è quella della pasta di pane:
con farina, lievito, acqua e sale. E si può quindi usare la pasta
acquistata dal fornaio, come si può fare anche questa in casa. Però,
per ottenere la migliore pizza, conviene seguire con particolare attenzione
e particolari accorgimenti la preparazione della stessa pasta. Vediamo.
Prepariamo per l'impasto 800 gr. di farina, calcolando che alla fine potremo
ricavare sei pizze (ma
anche meno, o più, ovviamente secondo grandezza). Diciamo che per
sei pizze di media grandezza questa può essere la dose giusta. Passiamo
al setaccio la farina: questa può essere sempre una precauzione
giusta, per eliminare eventuali corpuscoli estranei. In una prima fase,
mettiamo sul tagliere, a cono, soltanto 60 gr. di questa farina, versiamo
in mezzo 40 gr. di lievito già diluito con mezzo bicchiere di acqua
tiepida, mescoliamo e lavoriamo questi ingredienti in modo che siano ben
amalgamati, poi raccogliamo a palla l'impasto, mettiamolo in una zuppiera
anche cosparsa di farina, pratichiamo sopra due tagli, a croce; copriamo
con un telo, e lasciamo riposare un'oretta in luogo tiepido. Attenzione:
questa fase di lievitazione si può abbreviare, fino a mezz'ora,
cercando anche di favorirla, in luogo un po' più che tiepido, e
aumentando un poco la quantità dello stesso lievito. Però
gli esperti sono concordi nel dire che il procedimento indicato sopra è
quello che dà migliori risultati. Avete pronto, comunque, il panetto
di farina ben lievitato. Disponete sul tagliere, a cono, gli altri 740
gr. di farina; mettete in mezzo il panetto, incominciate a lavorare tutto
assieme, rovesciando all'interno la farina che sta in cresta, aggiungendo
un buon pizzico di sale e acqua tiepida, man mano che vedete di averne
necessità, perché l'impasto non resti troppo asciutto e granuloso,
e diventi invece liscio, elastico, morbido ma consistente. A questo punto,
dividete la pasta in sei panetti, disponete questi panetti su una placca
infarinata, copriteli sempre con un telo e lasciateli lievitare. I1 tempo
necessario si può calcolare semplicemente a occhio: occorre che
i panetti raddoppino di volume, per essere pronti a fare la pizza. Disponete
a questo punto ogni panetto, man mano, sul tagliere, o sul ripiano di marmo
della cucina; schiacciatelo a forma di disco, e nel far questo battetelo
energicamente. Questa è una operazione che serve a far sfuggire
l'eccesso gassoso prodotto nella pasta con la lievitazione, e che potrebbe
disturbare la cottura. I pizzaiuoli di rango si divertono anche a fare
acrobazie; per esempio lanciano il disco di pasta, già quasi pronto,
per aria, e lo riprendono a volo, senza che si ripieghi o si afflosci per
dimostrare che la pasta ha il suo perfetto grado di elasticità.
Quanto deve essere largo e quanto spesso il disco? Premesso che lo spessore
deve essere sempre molto ridotto, abbiamo qui due scuole che possiamo chiamare:
napoletana classica, e romana. Per la napoletana classica, lo spessore
potrà essere di tre, quattro mm.; inoltre il disco deve essere più
appiattito in centro, ma sul bordo esterno non bisogna insistere a spianarlo.
In questo modo, il bordo si gonfierà di più durante la cottura,
formando il cosiddetto cornicione, che ha anche la funzione di tenere meglio
raccolti, nel mezzo, gli ingredienti. Per la scuola romana, invece, la
pizza deve essere più sottile: massimo tre mm. (ma, come si vede,
sono differenze minime) e non ha cornicione (in quanto questo rimane scondito),
mentre gli ingredienti durante la cottura aderiscono alla pasta e quindi
non c'è bisogno - dicono i sostenitori di questa tesi - di proteggerli.
In realtà, è una questione non tanto di scuole, a mio parere,
quanto di disponibilità più o meno ricca di ingredienti.
La pizza in origine era cibo poverissimo. Come che sia, i dischi di pasta
per le pizze sono pronti: copriteli con i vari ingredienti suggeriti dalle
ricette, più o meno abbondanti secondo
i gusti, e mandate in forno. Il forno deve essere almeno a 200 gradi, ma
se li supera è anche meglio: la cottura deve essere rapida e brillante.
I1 forno rivestito di mattoni o addirittura di lapilli vesuviani e alimentato
a legna è l'ideale, comunque oggi esistono forni elettrici e a gas,
nelle case, che possono benissimo adempiere alla bisogna. La cottura, nella
pizzeria classica, si fa usando la pala che gli esperti pizzaiuoli sanno
adoperare con la stessa maestria con cui maneggiano il disco di pasta;
attraverso l'apertura del forno seguono la cottura, sanno ritirare la pizza
indietro al momento giusto, e farla scivolare sui piatti. Ma quando viene
il momento giusto? Se la pizza ha il cornicione, è facile dirlo:
quando la pasta diventa bruno-dorata e anzi si producono sulla superficie
dei forellini bruciacchiati, prodotti da bollicine gassose che emergono
per l'azione del calore. Se la pizza non ha cornicione, con un po' di attenzione,
le stesse cose si possono controllare sul bordo, che rimarrà sempre,
per uno strettissimo anello, scoperto. In casa, potrete controllare meno
facilmente con i forni domestici l'aspetto della pizza; ma quando la mozzarella
o altri formaggi, altri ingredienti, appaiono ben sciolti e diventano anche
lucenti a causa dell'olio con cui sono bagnati, è pronta. E la forma?
Finora abbiamo parlato della classica pizza a forma di disco, ma c'è
anche la famosa pizza a metro, venuta in auge qualche decennio fa sulla
penisola sorrentina. Non c'è altra differenza, appunto, che la forma.
La pizza si cuoce su lastre, su teglie a forma rettangolare; e dopo si
taglia, a metri, a decimetri, secondo necessità. Come si mangia,
infine, la pizza? La pizza, su questo mi sento molto deciso, andrebbe mangiata
sempre e soltanto con le mani, come facevano i ragazzi e anche gli adulti,
a Napoli, in tempi lontani, ma anche oggi. Non ha senso sottoporre la pizza
alla tortura del lavorio con forchetta e coltello, che le fa perdere calore,
aroma e quindi sapore. Certo, una pizza non troppo grande e non troppo
condita, come in origine, era facile accartocciarla e mangiarla alla buona
con un po' d'attenzione, senza farsi colare addosso olio, mozzarella, pomodoro.
Oggi le pizze sono più grandi, più ricche, il problema c'è:
ma suggerisco una soluzione pratica che ho sperimentato e fatto sperimentare
tante volte, con successo: tagliare la pizza a quarti, o m sei, e mangiare
con le mani questi grossi pezzi accartocciati. Ci si riesce benissimo,
e la pizza ci offre tutti i suoi splendenti sapori e profumi secondo i
momenti, i luoghi, i gusti di chi se le concede.