MARCHE
Un
grosso rettangolo tra gli Appennini e il mare, 70 km per 140. Dalle
spesse dorsali dell’Appennino Umbro Marchigiano, la montagna
gradatamente si spegne per lasciare spazio a colline e valli talora aspre
e profondamente segnate, come la stupenda gola del Furlo, pochi chilometri
da Fossombrone. Numerosi i corsi d’acqua che scendono paralleli verso l’Adriatico:
Foglia, Arzilli Metaurse, Cesano, Nevola, Misa, Esinc Musone, Potenza,
Chienti, Tenna, Ete Vivo, Aso, Tesino, Tronto, quasi tutti, carattere torrentizio.
Gli oltre 140 km di costa sono di natura sabbiosa e argillosa e frequentatissimi
durante la stagione balneare. La lunga spiaggia offre un, singolare interruzione
subito a sud di Ancona, laddove si erge l’imponente rilievo del monte Conero,
che con i suo 572 m offre vasti panorami sul mare sulle alture e vallate
circostanti. Alle Marche si addossano l’Emilia-Romagna (e anche la Repubblica
di San Marino) a nord, la Toscana a nord ovest, l’Umbria a ovest, il Lazio
a sud ovest l’Abruzzo a sud. Ha montagne aspre e selvagge, che toccano
il vertice col monte Vettore (2478 m) nel gruppo dei Sibillini. La particolare
articolazione orografica della regione consente allevamenti di bovini,
suini e ovini, e colture di frumento, mais, barbabietola da zucchero, ortofrutticoli;
cresce bene la vite (Verdicchio) e sono reperibili tartufi bianchi nella
zona di Acqualagna. Industria della carta a Fabriano, motociclistica a
Pesaro, chimico-farmaceutica ad Ancona, cementifici a Porto Recanati, artigianato
di ceramiche tradizionali in altura.
Nella pesca, la regione Marche è terza dopo Emilia-Romagna e Sicilia.
Turismo molto attivo, in special modo sul lungo litorale della regione.
Le feste. Ferragosto Fermano, tradizionale
cavalcata cui partecipavano un tempo i rappresentanti delle "castella"
che formavano lo Stato di Fermo; Torneo dei balestrieri medievali in luglio
a Gradara (AN); il "Cavallo di fuoco" a Grottammare (AP) la prima
domenica dopo Pasqua, antica manifestazione pirotecnica; Sagra della porchetta
a San Severino Marche (MC) la terza domenica di giugno; Festa del mare
a Porto S. Giorgio (AP) la seconda domenica di luglio, con montagne di
calamaretti fritti in 15 quintali d’olio.
Artigianato. Fisarmoniche a Castelfidardo
e Recanati; a Offida, merletti a tombolo; ad Acquaviva Picena, reti per
pescatori e oggetti di paglia.
Proverbio. El
bugiard bisogna ch’abbia la memoria bona (Il bugiardo deve avere buona
memoria).
Si mangia. Le Marche meriterebbero
una migliore conoscenza da parte dei buongustai: perché offrono
una cucina di grande onestà sia lungo il litorale sia all’interno.
Il litorale è la zona del brodetto, o piuttosto dei brodetti: ogni
paese ha praticamente una sua ricetta più o meno "segreta",
e se a Gabicce c’è aria di Romagna a Porto d’Ascoli si respira l’Abruzzo
(più peperoncino). Nelle Marche c’è anche un valido olio
d’oliva, che garantisce la bontà del pesce fritto e, un filo d’oro
a battezzarlo, bollito. E non dimentichiamo il
tartufo bianco, con
Acqualagna e Sant’Angelo in Vado a far concorrenza
ad Alba. E neppure i prosciutti del Montefeltro, i formaggi
di San Leo e Monterinaldo. Le Marche, inoltre, contendono all’Umbria non
solo la qualità, ma la stessa "invenzione" della porchetta
allo spiedo. La curiosità maggiore, in una regione che ama farcire
le carni di pollo e coniglio, sono le olive all’ascolana. Si tratta di
olive particolarmente grosse, che vengono snocciolate e farcite. L’impasto
è laborioso, perché i tre tipi di carne (maiale, vitello
e pollo) sono arrostiti separatamente, poi macinati e impastati con formaggio,
uova, mollica di pane, cannella, noce moscata. Farcite, le olive sono passate
in pangrattato e infine fritte e servite caldissime. I1 primo piatto più
diffuso: i vincisgrassi, sorta di lasagne al forno. Nome curioso che forse
risale al principe austriaco Windisch-Graetz, che nel 1799 le avrebbe trovate
così buone da dar loro il proprio nome.
Si beve: Nelle Marche Annibale trovò
il suo vino prediletto, il Piceno invecchiato. In un’epoca in cui ancora
mancavano gli uffici di pubbliche relazioni, i vini erano reclamizzati
per lo più dagli storici (Plinio, Strabone). Secondo Bernardo Giustiniano,
"Alarico, re dei Visigoti, l’anno del parto
della Vergine, muovendo da questa contrada (Corinaldo) al sacco di Roma
et poscia alla terra dei Brutii, seco porto quaranta some in barili, nulla
a sé stimando recar sanitade et bellico vigore più del menzionato
Verdicchio".