ABRUZZO
Bandiera disposta da nord ovest a sud est con asta piantata in Adriatico, bordo occidentale a ridosso del Lazio, margine settentrionale a contatto con le Marche e, lembo meridionale appoggiato al Molise. Terra con poderosa serie di massicci calcarei appenninici che si staccano a ovest dagli altipiani: diffusi sono i fenomeni carsici caratterizzati da inghiottitoi, doline, grotte. Spicca nella zona montuosa il Gran Sasso d'Italia con il Corno Grande (2914 m) e il ghiacciaio, dove d'estate si pratica lo sci. E’ una delle regioni più belle e selvagge d'Italia: nel 1923 viene creato il Parco Nazionale d'Abruzzo, 380 km2 di Appennino, allo scopo di tutelare formazioni geologiche e speleologiche peculiari della regione, le specie faunistiche originarie (l'orso marsicano, lupi, camosci, il gatto selvatico ecc.) e la flora (pino silvestre, faggi, carpini, querce, frassini, tassi, piante medicinali). Negli ultimi quindici anni 250 mila ettari di terreno montano coltivabile si sono tramutati in boschi o in spazi incolti e 20 mila aziende agricole hanno chiuso, segnando l'inizio del grande esodo dai monti verso il mare. Sopravvivono ancora 116 mila aziende che coltivano viti, ortaggi, barbabietole, patate, frumento, tabacco, mais, ulivi, dalle colline subappenniniche all'Adriatico. La pesca è qualificata e importante è l'allevamento di ovini, mentre modesta è l'industrializzazione. La forza trainante della regione è il terziario con il turismo.

Le feste: A Taranta Peligna (CH) il 3 febbraio, Sagra di San Biagio con panicelle (pani speciali a forma di quattro dita: miracolosi per la gola), ragazze in costume e fiaccolata; San Rocco diventa ricco a Manoppello (PE) l'ultima domenica di settembre: tutti gli offrono i "majtelle,' (telai di legno piramidali ricoperti d'alloro) e le "neole" con appese bottiglie di vino, dolci e animali di cortile, venduti poi per donarne il ricavato al santo; il giorno di San Martino (11 novembre) tutti ad Atri (TE) per mangiare castagne e bere vino novello frizzante, quindi intonare i canti della tradizione locale accompagnati da "ddu bbotte", organetti a 2 bassi.

Artigianato: Tessiture a Taranta Peligna (CH); coperte, copriletti ricamati a mano e pizzi a tombolo a L'Aquila, conche in rame colato ad Avezzano (AQ).

Proverbio: Nsi pò vev'e e ccinffulà (Non si può bere e zufolare insieme).

Si mangia: Qui comincia il regno del peperoncino e ci stimbatte in un mistero: nell'Aquilano si produce uno zafferano stupendo, che va a indorare i piatti di mezzo mondo ma non trova nessun utilizzo nei piatti locali. Una sola eccezione: lo scapace di Vasto, una marinata di pesce. II peperoncino, o "diavulillo", entra invece in tutti i sughi. Il piatto più famoso rimangono i maccheroni alla chitarra, che qualcuno chiama impropriamente, basandosi sull'aspetto, spaghetti. La chitarra, ovviamente, non serve a suonare, è un attrezzo di cucina che richiama uno strumento a corde. Sul telaio di legno di faggio sono tesi, separati da un millimetro, i fili d'acciaio. Le sfoglie (chiamato pettole) vengono appoggiate ai fili e spianate col mattarello, così i fili tagliano la pasta a striscioline. Il condimento tradizionale è un sugo di pomodoro, pancetta, peperoncino e pecorino: le quattro "p" potremmo dire, orgogliosamente contrapposte alle tre "p" (panna, piselli, prosciutto) che purtroppo imperversano altrove. C'è da ricordare la validità dell'Abruzzo nel campo della pasta, anche su scala industriale. Un primo piatto sempre più difficile da trovare, limitato alla primavera, si chiama "Le virtù". E’ un minestrone arricchito da significati rituali e si basa sul numero 7 (le virtù che deve avere una buona massaia). La ricetta antica prevede la presenza di 7 legumi secchi, residuo dell'inverno, 7 legumi freschi, 7 verdure novelle, 7 tipi di pasta, 7 condimenti, 7 tipi di carne, 7 ore di cottura, e quest'ultima prescrizione spiega forse, più d'ogni altra, la difficile sopravvivenza delle "virtù". Sulla costa, brodetti di pesce generalmente "in bianco" (senza pomodoro).

Si beve: Doverosa premessa: non ignoriamo che Abruzzo e Molise sono due regioni distinte dal 1963. L'unione era giustificata dai molti anni di storia in comune, storia che comprende anche il vino I vitigni più diffusi sono il Trebbiano fra i bianchi e il Montepulciano fra i rossi. L'Abruzzo ha avuto le citazioni entusiastiche da Ovidio che era nato a Sulmona. Ma c’è da segnalare anche una contropubblicità, quella di Marziale: "Non tu, ma i tuoi liberti berranno il torbido vino marsico". Molto richiesti tra i tagli, i vini abruzzesi hanno cominciato a rialzare la testa negli ultimi vent'anni (il conferimento Doc al Montepulciano e del 1968). Secondo un esperto americano da anni stabilitosi in Italia, Burt Anderson, il Trebbiano di Edoardo Valentini (Loreto Aprutino) nelle annate migliori può essere paragonato a un buon Borgogna. In effetti, i longevi vini di Valentini hanno le cinque stellette della critica ma, prodotti in quantità molto limitate, non sono molto noti al grosso pubblico. Bene si muovono anche Zaccagnini a Bolognano, Monti e Montori a Controguerra, Pepe a Torano Nuovo.