BASILICATA
Le terre aride e calcaree dell'Appennino Lucano e la fascia argillosa e sabbiosa lasciano tregua alla Basilicata, l'antica Lucania, solo sul litorale ionico, da Metaponto a Policoro. Il termine Lucania deriva da "luc" che indicava la luce del sole nascente. Storicamente, il nome Lucania appare con Ottaviano Agusto. Nell'XI secolo diventa Basilicata: e un termine greco che deriva da "basilikoas", il funzionario bizantino che reggeva la regione nel Medio Evo. Si ritorna a Lucania nel Ventennio e quindi a Basilicata con la Repubblica. L'Appennino Lucano entra di prepotenza dal nord, disseminando in tutto il versante occidentale i suoi monti pietrosi (Vulture, Paratiello, Li Foi di Picerno, Volturino, Gurmana, Pollino) e soffocando Potenza, la Valle dell'Agri e il Lagonegrese. La costa tirrenica è uno schizzo di terra solcato dalla fiumara La Noce; la ionica e bagnata dai fiumi Bradano, Basento, Cavone, Agri e Sinni. Nella zona sono state costruite due dighe che hanno fatto del Metapontino una "piccola California". L'agricoltura resta ancora l’attività fondamentale per la popolazione, con maggiori difficoltà di coltivazione in collina (grano e orzo, quelle più diffuse) e, invece, razionalizzazione e meccanizzazione nel Metapontino con colture specializzate: ortaggi e frutta, primizie, barbabietole da zucchero, tabacco, fiori (garofani). Gli olivi arricchiscono la costa tirrenica e le zone di Picerno, Irsina e Pietragalla. Le uve migliori (sia da tavola che da vino) sono di Rionero in Vulture, Melfi, Ripacandida. Notevole anche il patrimonio zootecnico: ovini, caprini, bovini e suini. Quanto a giacimenti, il metano abbonda a Ferrandina, Grottole, Pisticci, e un po' di petrolio è alle propaggini della costa ionica. L'industria estrattiva è alla base delle attività di Potenza (trattori e macchine agricole, tubi, ponteggi, tessuti), Matera (materiale ferroviario, cementifici e laterizi), Pisticci e Ferrandina (petrolchimica - materie plastiche). Altre industrie sono a Policoro (zuccherificio), Melfi (confezioni), Maratea (lana). La natura montuosa ed instabile del terreno frena le attività del terziario, limitando anche il commercio e, almeno in parte, il turismo.
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Le feste. Processione il giorno di Pentecoste ad Accettura (MT); Festa di Maria Santissima della Bruna il 2 luglio a Matera con assalto della folla al carro di cartapesta (un vero capolavoro delle maestranze artigiane materane) che trasporta la Madonna; processione con la statua del patrono S. Rocco a Montescaglioso (MT) il 20 agosto (con sfilata serale del carro trionfale, trainato da sette superbi cavalli); famose sono poi le feste della Madonna del Bosco che si tengono a Castelmezzano (PZ) la prima domenica di maggio e di settembre e anche quella di Santa Eufemia (luminarie, banda e fuochi pirotecnici), che si svolge a Irsina (MT) il 16 settembre.

Artigianato. Lavori di terracotta, creta, gessi, tessitura, pizzi, ricami e merletti: fucine e laboratori ovunque, a Calvello, Ruoti, Laurenzana, Magnano, Avigliana. E poi sgabelli, taglieri, cassepanche, statue, cesti di vimini.

Vacanza alternativa. Gli appassionati di fantasmi possono recarsi al Castello di Valsinni (MT), dove si può vedere, almeno così pare, quello di Isabella Morra, poetessa del XVI secolo, oppure al Castello di Grottole (MT) dove la bionda Abufina affacciata alla finestra del torrione è in ansiosa attesa dell'amato Selepino.

Proverbio. Lu tirchie arrust l'uvo allu spitu (L'avaro arrostisce l'uovo allo spiedo).

Si mangia. Diavolicchio, pupon, cerasella, frangisello: e il peperoncino. Caratterizza piatti non adatti agli stomaci deboli. Un esempio è la sugna piccante. Lo strutto è insaporito con diavolicchio e semi di finocchio selvatico: spalmato sul pane, è ottimo. La Lucania e la patria della salsiccia, che infatti e chiamata anche al Nord luganega, riferendosi al latino "lucanica". Qui i Romani impararono a insaccare la carne di maiale, da queste parti sempre magra. Ne escono salsicce a pasta fine, per grigliate, o da conservare sott'olio (sempre col diavolicchio), capocolli, soppressate, prosciutti. Famosi quelli affumicati, di Lauria, Picerno e Palazzo San Gervasio. Nella cucina si notano caratteristiche delle regioni confinanti: fusilli come in Campania, orecchiette e lagane come in Puglia. Come in Puglia, è diffuso il lampascione, impiegato più come marmellata che come contorno. L'agnello e il maiale sono i cardini dei secondi piatti, spesso in spezzatino coi funghi cardoncelli o con le patate. Pesce (zuppa) sul breve tratto di costa tirrenica, nella bellissima zona di Maratea. Anche qui si trova il peperone (dolce) in polvere.

Si beve. Il Falerno deriva dal vitigno Aglianico. Lo importarono i Greci nel Vulture verso il V sec. a.C. Il suo nome deriva dalla volgarizzazione di Ellenico. Il Vulture e la zona nord della regione, interessante anche da un punto di vista turistico. In alcuni paesi, abitati dai discendenti di antichi immigrati, si parla ancora l'albanese. L'Aglianico viene coltivato ad Acerenza, Atella, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Lavello, Maschito, Melfi, Palazzo San Gervasio, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Venosa. Ancora nel '600 si esaltavano i vini liquorosi lucani, definendoli "non inferiori a quelli di Cipro e di Creta". In verità, purtroppo, l'Aglianico è stato spesso impiegato soprattutto come "taglio". L'Aglianico, spumante, ha avuto un boom d'esportazione negli Usa attorno al 1950, poi, pur continuando a godere di buona fama, è quasi sparito dai ristoranti extraregionali. ora sta gradualmente tornando a occupare il posto che giustamente gli spetta.È un rosso del Sud con timbro piemontese, ricchezza e complessità di struttura che aumentano con l'invecchiamento.