LOMBARDIA
All'avanguardia per lo sviluppo industriale,
la Lombardia è in prima fila in un'innumerevole serie di campi produttivi.
Autentico polmone economico del Paese, e regione che si distingue in ogni
tipo di attività: industria, agricoltura, commercio, finanza, turismo.
La regione dispone di una larga parte della Pianura Padana ed è
ricchissima di bacini lacuali e fluviali. Il Ticino, l'Adda, l’Oglio, il
Chiese, il Mincio si riversano nel Po; mezzo Lago Maggiore e mezzo Garda
sono lombardi, quasi altrettanto si può dire del Lago di Lugano,
in condominio con la Svizzera. Interamente lombardi il Lago di Como, d'Iseo,
d'Idro, i laghetti di Varese, Comabbio, Pusiano, Monate, Alserio, Annone,
Garlate, Montorfano, Segrino e altri ancora. Delimitata a ovest dal Piemonte,
a nord dalla Svizzera, a sud dall'Emilia, a est dal Veneto e a nord est
dal Trentino Alto Adige, la regione lombarda vanta alle spalle un massiccio
baluardo alpino che va dal Sempione al Passo di Resia, con la punta più
alta nel Bernina (4050 m) e una singolare valle trasversale, la Valtellina,
che si arrampica sino ai 2758 metri del Passo dello Stelvio.
Le
feste. La Sagra dei nasoni (a Gromo Bergamo, ultima domenica
di luglio); la Bigolada(spaghetti e acciughe) e carri allegorici, la prima
domenica di Quare sima, a Castel d'Ario (Mantova); la Sagra dei Pizzoccheri
(tagliatelle di farina di grano saraceno) a Teglio (Sondrio), i 31 luglio;
la Busecada a Dizzasco (Como), il 24 luglio.
Artigianato. Pezzotto della Valtellina
sculture lignee in Valcamonica, pipe mantovane e varesotte, "lavegg"
(pentole) in pietra ollare della Valmalenee, strumenti
musicali, violini (modello Stradivari, Guarneri del Gesù) pochette,
violoncelli, viole d'amore, liuti, a Castelleone, Crema, Cremona, Mantova.
Proverbio. Dal
fare no tocca, dal spezie non metti in bocca (Dal fabbro non toccare, dal
farmacista non assaggiare).
ITALY ITALIA
Si mangia. La Lombardia
è, gastronomicamente parlando, un continente senza mare. Diversità
notevoli fra provincia e provincia, pensiamo alla zuppa pavese e ai pizzoccheri
valtellinesi, al foiolo milanese e al manzo con olio e acciughe che si
cucina nel Bresciano, al meneghino risotto giallo e a quello, mantovano,
con le costine
di maiale. Si sa abbastanza della costoletta alla
milanese e della sua storica rivalità, per la primogenitura, con
la Wienerschnitzel. La cassoeula di verze e suinità assortite non
è mai passata di moda, semmai s’è un po' appartata in ossequio
ai nuovi dettami di leggerezza, ma gli amatori di questo piatto hanno continuato
a scambiarsi gli indirizzi giusti. Meno nota, ma splendida,
pur se difficilmente "esportabile" è la cucina mantovana.
La intridono influenze nobili e popolari. Queste emergono vistosamente
nel risotto alla pilota, che non si riferisce all'aeronautica ma, più
terra terra, ai pilatori di riso. Il riso viene messo a bollire nella sola
acqua che può assorbire in dieci minuti sul fuoco. Alla fine, abbondante
aggiunta di formaggio grana e salamelle soffritte nel burro. "Nobili"
invece gli agnoli, o agnolini:
si tratta di ravioli con ripieno di cappone spezie (cannella, chiodi di
garofano), formaggio e uova. Altro tipico primo piatto mantovano: i tortelli
di zucca. Nei tortelli, la zucca cotta al forno e poi passata si sposa
a un ripieno di amaretti, mostarda di mele, formaggio e uova. E' molto
interessante il gioco di sapori dolci, piccanti e amari.
Si beve. Le grandi zone vinicole lombarde
sono tre: la più tradizionale, l'oltrepo; la più all’avanguardia,
la Franciacorta; la più più impervia, la Valtellina. E di
questa appunto parliamo, per ricordare che Valtellina non è solo
campi di neve o, di recente, rovinosa alluvione, ma anche terra di grandi
rossi. In Val d'Aosta la vite cresce a quote maggiori, attorno ai 1000
metri; qui siamo sui 600, ma al limite delle possibilità umane.
Guardando dalla piana, i filari sono quasi perpendicolari,
aste ordinate e brevi, su piani diversi, piccole terrazze strappate alla
roccia, riempite di terra portata da giù e trattenuta da muretti
a secco. Per forza di cose, si vendemmia come un secolo fà; l'unico
aiuto è una teleferica che trasporta a valle i cesti pieni di grappoli.
Una delle zone più strapiombanti ha un nome intonato, Inferno, forse
perché il sole arroventa le pietre dei muretti. Inferno è
anche il nome di uno dei quattro vini Doc, Valtellina superiore (gli altri
sono Sassella, Grumello e Valgella).