TRENTINO ALTO ADIGE
Il Trentino Alto Adige è uno strano
frutto di compromessi politico-economici. Tre lingue ufficiali: italiano,
tedesco, ladino. Idiomi da conservare, ataviche concezioni da difendere,
incomprensioni: in questa terra s'annida una moltitudine di mondi, di passioni,
di ideali che nessuno statuto speciale potrà mai cementare. Trionfo
di castelli medioevali, di vini di qualità, ma soprattutto di montagne
fra le più belle del mondo. Siamo nel regno delle Dolomiti, monti
che assumono tinte diverse a seconda delle ore del giorno, spettacoli indimenticabili.
Brenta, Sassolungo, Sella, Tre Cime di Lavaredo, Catinaccio, Vajolet, Marmolada,
Croda Rossa, Pale di San Martino, obiettivi memorabili per un volo d'angelo
dolomitico. E sono briciole, perché il Trentino-Alto Adige si nutre
anche di altre bellezze naturali, dal Parco dello Stelvio, con l'Ortles,
alle vallate ladine, alla punta settentrionale del Garda. L’Adige è
il fiume più importante della regione, irrobustito dalle acque del
Passirio e dall'Isarco. Laghi di modeste dimensioni ma molto suggestivi:
Caldonazzo, Molveno, Toblino, Ledro, Carezza, Braies, Gioveretto, Levico,
Santa Giustina, Tovel e altri. Grandi comprensori sciistici in Val Gardena,
Val Badia, Plan de Corones in
Alto Adige, Madonna di Campiglio, Val di Fassa, San Martino di Castrozza
in Trentino.
Le feste. Toergellen d'ottobre a Fie
alla Sciliar (BZ), visite nei masi contadini per assaggiare vino nuovo,
speck, noci castagne, wurstel e crauti; "Settimana dei cuochi"
a ora (BZ) con menu tipici della zona (prima meta di maggio); Festa della
Ragada (22 agosto) a Strembo (TN): i "salam dall'ai" ne sono
i re; Fuochi di San Martino a Predazzo (TN), gara di falò e trombe-corni-campanacci.
Artigianato. Le più ricercate
sono le opere in legno: a Santa Cristina in Gardena (BZ) si acquistano
le migliori sculture d'Europa: anatomiche, d'intaglio, animali, scenette
natalizie e contadine.
Proverbio. L'è
l’ultima taza che la fa far la bala (E’ l'ultimo bicchiere che fa ubriacare).
Si mangia. Il Trentino ha subìto
l'influenza veneziana e, in misura minore rispetto all'Alto Adige, quella
di Vienna. Quest'affermazione trova riscontro nei canederli che poi sono
gli Knodeln. Si tratta di grossi gnocchi rotondi. Vengono utilizzati il
pane raffermo sbriciolato, farina, latte, uova e sono consentite aggiunte
quasi infinite: fegato, cervella, speck, milza, grano saraceno, lingua,
anche prugne, albicocche. Possono essere dolci o salati, serviti in brodo
oppure asciutti, con burro fuso. Mentre il Trentino privilegia tagliatelle
e gnocchi verdi (o strangolapreti), l'Alto Adige offre una vasta gamma
di minestre: ricordiamo quella al vino bianco, la Frittatensuppe la Gulaschsuppe,
la Gerstensuppe (con orzo e speck). Decisamente trentina la polenta (gialla
o "mora", con aggiunta di farina di grano saraceno). Il
Trentino sfrutta
molto le risorse dei boschi, in primo luogo i funghi: i porcini, che in
dialetto si chiamano brise, ma anche moltissime altre specie: al mercato
dei funghi di Trento, che è famoso in Europa, se ne sono contate
oltre 200 varietà. Il "misto" di funghi in
umido è ideale accompagnamento della polenta. Altro rustico e saporito
piatto trentino è la carne salata coi fagioli. Si tratta di carne
di bue conservata in salamoia, tagliata a fettine al momento di scottarla
sulla piastra' servita con fagioli lessati e conditi. Tra le risorse dei
boschi non bisogna dimenticare la selvaggina (capriolo con salsa di mirtilli).
In Alto Adige sopravvive la tradizione dei bolliti,
serviti con crauti e salse al rafano o agrodolci. Tra i bolliti,
un'attenzione particolare alla testina, tagliata a fette sottili e ricoperta
di cipolla cruda. I dolci, dallo strudel di mele al Kaiserschmarrn, sono
golosa eredita imperiale.
Si beve. Chi ama il buon vino, qui
è piuttosto al sicuro: il Trentino (spumanti a parte) è più
forte sui rossi, l'Alto Adige sui bianchi, ma e confortante una cifra:
i due terzi del vino prodotto sono sotto la tutela DOC, mentre la media
nazionale oscilla intorno al 10%. La storia del
vino in Trentino risale a quasi un millennio prima di Cristo, come testimonia
la sìtula, un recipiente rinvenuto in Val di Cembra.
Bandiera dell'enologia trentina è il Teroldego rotaliano, che nasce
nel cosiddetto Campo rotaliano, uno slargo triangolare lungo 6 km è
largo circa 3. E’un vitigno di razza e anche orgoglioso, perché,
piantato altrove, si rifiuta di collaborare.