EMILIA ROMAGNA
Quasi
un grosso triangolo isoscele con base sull’Adriatico e vertice smussato
sulla Lombardia, e brevi contatti con Piemonte e Liguria: 300 km che tagliano
in due l’Italia, da un lato il Nord, dall’altro il Centro Sud. A settentrione
Lombardia e Veneto, a meridione Toscana e Marche. La grande pianura sotto
il Po è attraversata dalla Via Emilia. Ma l’Emilia Romagna non è
solo grande pianura e mare, ma anche collina e montagna e dalle propaggini
dell’Appennino Ligure sino a quello bolognese s’incontra una fetta della
storia d’Italia: castelli, rocche, torri, pievi, abbazie, necropoli etrusche,
grotte, vestigia paleolitiche, neolitiche, dell’età del bronzo e
dell’età del ferro. Sostenuta da una solida economia, in prevalenza
agricolo-industriale, l’Emilia Romagna è una delle regioni più
ricche del nostro Paese con grande produzione di prodotti ortofrutticoli,
vino e insaccati di carne di maiale, e produzioni esclusive di parmigiano-reggiano.
In prima fila anche sul mare: 25°/o del pescato nazionale. Ma un’altra
fonte importante di reddito è rappresentata dal turismo balneare
sulle spiagge dell’Adriatico: oltre 100 km dedicati soprattutto alle vacanze,
che convogliano sulla riviera romagnola un numero imponente di clienti
di cui gran parte stranieri. Un movimento vivace anche nelle stazioni termali
e nei centri sciistici dell’Appennino modenese e bolognese.
Le feste. La Sagra dei maccheroni a
Borgo Tossignano (Bo) il martedì grasso; il
Palio di San Giorgio a Ferrara (ultima domenica di maggio) è il
palio più antico d’Italia; Sagra della rustida di pesce
a Cattolica (Fo) il 13 giugno.
ITALY ITALIA
Artigianato. A Gambellotta,
Sant’Arcangelo di Romagna, tele ruggine (uniche al mondo). Tovaglie, copriletti,
tendaggi, biancheria da cucina, stoffe per abbigliamento, stampati e colorati
come nel ‘700.
Vacanza alternativa. Escursione cicloturistica
nel Delta del Po, con traguardi volanti.
Proverbio. E’
sumar e’ porta e’ ven mo e be all’acqua (l’asino porta il vino ma beve
l’acqua).
Si mangia. Pensando ai prodotti
gastronomici dell’Emilia Romagna non si possono dimenticare tagliatelle
e garganelli. o paste ripiene, un trionfo: i tortellini a Bologna, che
non somigliano ai tortelli di Piacenza (allungati a caramella, con ripieno
di erbette e ricotta), nè ai cappelletti romagnoli, nè ai
cappellacci ferraresi, dove entra la zucca. Per non dire delle lasagne
al forno. E degli anolini parmigiani, ripieni di brasato. E dei passatelli
romagnoli, in brodo. E dei piacentini pisarei e faso, gnocchetti di pane
impastato con farina e latte, fagioli borlotti bolliti
e sugo di pomodoro. Sulle tagliatelle, ormai condite in mille modi bizzarri,
più per stupire il cliente che per accontentarlo, converrà
dire che il ragù è la cosa migliore e il ragù alla
bolognese, di cui la ricetta "classica" è depositata presso
la Camera di Commercio, il non plus ultra...belecot (insaccato di maiale),
squacquerone (formaggio semiliquido), arrosti di piccione, di faraona,
di coniglio... . Dipende dall’ora del giorno,
ma se uno pensa a questa regione gli viene in mente anche uno dei tanti
regali che ci fa il maiale: insaccati come lo zampone, il cappello da prete,
la salama da sugo. E ancora: salami di Felino, prosciutti di Parma, culatelli
di Zibello, Busseto e Soragna, coppe piacentine. Un
vero protagonista, infine, è anche il parmigiano-reggiano.
Ne hanno parlato Boccaccio e Montaigne; giustamente protetto
da severe regole di produzione, ha diritto al marchio del consorzio solo
se prodotto in estate, quando le mucche sono libere di pascolare (quello
di produzione invernale si chiama vernengo)
ITALY ITALIA
Si beve. In certe annate,
questa regione produce più vino di tutto il Portogallo, o di tutta
la Germania. Il che fa storcere il naso ai puristi (tutte quelle vigne
di pianura, santo cielo, quand’è risaputo che "Bacchus amat
colles"). Ci limitiamo a dire che, se emiliani e romagnoli si comportano
così, avranno il loro tornaconto. Sempre in tema di gigantismo,
e impossibile non accennare alle Cantine Riunite di Reggio Emilia, sorte
nel 1950 con 3.500 associati. oggi sono oltre 18.000. L’azienda si colloca
al quarto posto (nel mondo!) fra quelle di imbottigliamento. Centosessanta
milioni di bottiglie non sono bruscolini.