LIGURIA
Una falce col dorso frastagliato e la lama irrequieta, tormentata da improvvise e gibbose sterzate: da Bordighera a Varazze, da Nervi alle Cinque Terre, al Golfo di La Spezia. Protetta da una solida arcata montuosa (Alpi Liguri, Appennino), la Liguria si distende sul mare con due bellissime riviere, quella di Ponente, caratterizzata, oltre che dal tepore del clima e da spiagge famose, soprattutto da colture di fiori e di ortaggi, e quella di Levante, nota nel mondo per il fascino dei suoi angoli più incantevoli (Portofino, Rapallo, Cinque Terre, Porto- venere). I monti non fanno ombra sul mare, hanno cupole basse, rivestite di querce, castagni, faggi, olmi, frassini: il più alto è il Saccarello (2200 m) sul confine con la Francia. Il mare e tra i più luminosi e azzurri d’Italia: il turismo rappresenta uno dei capisaldi dell’economia regionale, assieme all’industria, alla marineria, all’agricoltura (ulivi, oltre a fiori e prodotti ortofrutticoli). Genova è il massimo porto italiano per quanto negli anni l'attività portuale abbia sopportato crisi preoccupanti, a causa di ritardi nei processi di riconversione. Molto attivi anche gli scali di Savona e La Spezia, mentre in gran numero sono i piccoli porti turistici.
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Le feste.
A fine luglio la Festa della lavanda a Pietrabruna (Imperia). La Sagra di Santa Maria Maddalena a Campo Ligure (GE) offre la domenica dopo il 22 luglio "testa in cassetta" (soppressata di vari tipi di carne) e "revisora" (focaccia di polenta e grano) in attesa della processione, dove i più forti del paese portano a spalle una statua di molti quintali. Sagra di marzo a Balestrino (SV) con degustazioni di pregiati oli d’oliva.
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Artigianato.
Leggera, robusta, col sedile in giunco intrecciato a mano la pregiata sedia di Chiavari. Ancora a Chiavari: viole, violini, violoncelli, chitarre classiche, mentre San Fruttuoso (GE) è specialista in liuti rinascimentali e barocchi e arciliuti. A Zoagli, Rapallo, Lorsica (tutte in provincia di Genova) velluti, damaschi, macramè dalle lunghissime frange.
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Proverbio.
In bocca serrà n’intran de mosche, chi no se fa avanti niseiun o conosce (In bocca chiusa non entrano mosche, chi non si fa avanti nessuno lo conosce).

Si mangia. La cucina ligure spicca su tutte per l’uso delle erbe; non solo basilico, alla base del famoso pesto, ma anche maggiorana, prezzemolo, salvia, rosmarino, borragine. Può stupire, in una regione marinara, quest’attaccamento alla terra che, a tavola, si palesa splendidamente anche nelle verdure ripiene. Ma è perfettamente storicamente motivato. C’è il mare, ma subito le alture incalzano e su quelle alture, lavorando sodo, i liguri hanno messo casa, sempre con un pezzo d’orto, due ulivi. Il pesce e la verdura si sposano in un piatto quasi mitico, il cappon magro. Tradizionale la vigilia di Natale, rigorosamente di magro, ad anticipare il cappone, quello vero e grasso, del giorno dopo. Il cappon magro è un piatto-scultura, una piramide baroccheggiante: richiede che non si badi a spese (così ammoniva già all’inizio del secolo scorso un trattato di cucina genovese) e ha lunghi tempi di preparazione. Gli ingredienti, sei-sette tipi di verdure e altrettanti di pesce, devono essere cucinati separatamente. La base della piramide e data dalle gallette (sono quelle dei marinai, il pane dei naviganti) condite e spezzate. Poi le verdure: fagiolini, patate, carote, barbabietole, sedani, cavoli; poi, a strati, il pesce. Che dev’essere pesce fino, nasello, ombrina, e sù sù fino in cima, un’aragosta e una dozzina d’ostriche, e poi una colata di salsa verde con acciughe e prezzemolo, che serve a incastonare successivamente decorazioni: gamberoni, dischi d’uovo sodo, funghetti, olive. Più che ligure, il cappon magro è ricetta strettamente genovese. Sta sparendo, come molte buone cose che appartengono alla tradizione, dalle case, per i tempi e la tecnica che richiede. Prenotando con due giorni d’anticipo, è possibiledegustarlo in qualche ristorante.

Si beve. Il Buzzetto, la Granaccia, il Tettavacca, il Cavanisse. Un viaggio alla ricerca dei vini liguri trasporta fra nomi che sembrano inventati e non lo sono. Pretendere che siano conosciuti fuori dei confini regionali è eccessivo. Se pensiamo a quant’è stretta la Liguria, e ancor più impressionante la cifra di oltre 100 vitigni diversi coltivati, con una punta di 123 accertati nel 1970 in provincia di Imperia dal Catasto vinicolo.