PUGLIA
L'olivicoltura pugliese ha una posizione di netta preminenza su tutte le altre colture. Il prodotto che ne deriva, olio e olive da mensa, si può mediamente stimare attorno al 40% della produzione italiana e al 15% della produzione mondiale. A parte le ragioni storiche antichissime per cui non è, fra l'altro, azzardato ritenere che in Puglia siano sorti alcuni fra i primissimi insediamenti fenici e greci di coltivatori di Olea europaea sativa, ci sono altre ragioni per un primato. Innanzitutto le condizioni ambientali favorevoli dovute alla natura dei suoli, alla luminosità intensa e prolungata, alle vaste estensioni su altipiano, in pianura o su dolci colline, in grandissima prevalenza sulle zone agrarie di montagna limitate a poche centinaia di ettari nel Foggiano. Si potrebbe ripartire l'olivicoltura pugliese in tre zone corrispondenti alla Provincia di Foggia, a quella di Bari e al Salento inglobante le altre provincie (Lecce, Brindisi e Taranto). Questa ripartizione non potrebbe però corrispondere a precisi tipi di prodotti poichè, anche nell'ambito delle tre grandi zone, si riscontrano diverse condizioni orografiche e microclimatiche e vengono coltivate diverse varietà in diversi comparti. Nella provincia di Foggia dove, oltre alle cultivar Coratina e Ogliarola Barese un po' onnipresenti nel Meridione, si coltivano diverse varietà locali che assumono nomi gergali come la Perenzana o Provenzale o Prevanzana, la Rotondella, la Garganica e la Gentile, si possono individuare almeno tre sottozone. Nel Foggiano settentrionale si hanno oli abbastanza scorrevo1i, leggeri, più o meno aromatici; sul promontorio del Gargano gli oli sono mediamente fluidi, intensi d'aroma; a sud del Tavoliere gli oli risultano delicatamente fruttati e si segnala la produzione d'olive da tavola delle varietà Bella di Cerignola e Sant'Agostino. In provincia di Bari, specialmente lungo la fascia costiera, predomina la varietà Coratina; ma l'area centrale è tuttora caratterizzata dalla Ogliarola Barese; quanto alla zona sud orientale sino ai confini con le provincie di Brindisi e Taranto vi si coltiva specialmente Cima di Mola anche se sono stati operati su larga scala dei reinnesti con la Coratina. Nel Barese a ovest-nordovest del Capoluogo si producono oli pregevolissimi come il rinomato "Andria" e, poco più a sud-est, il "Bitonto" (dal clone Cima di Bitonto) di finezza eccezionale. Nel Barese meridionale una olivicoltura in gran parte più assurgente, intensa, quasi boschiva da oli extravergini e vergini corposi e intensi, spesso pregevolmente caratteristici ma anche oli ordinari prodotti per essere avviati alla raffinazione. L'alto Salento coltiva in prevalenza la cultivar Ogliarola detta anche Olearola Salentina; il basso Salento la Cellina di Nardo o Saracena diffusa nelle pianure del Brindisino ma anche nel Leccese e nel Tarantino. Gli oli del Salento sono in parte prodotti comuni da autoconsumo e da taglio, in parte lampanti da raffinare ma anche in parte eccellenti extravergini, ricchi di corpo e di sapidità, laddove, in aziende agricole che vanno crescendo di numero, sono stati adottati criteri colturali e pratiche di raccolta e di estrazione aggiornati e opportunamente applicati in una terra dotata di condizioni naturali eccezionalmente favorevoli all'ulivo.