CALABRIA
Si
sta profilando un nuovo aspetto dell'olivicoltura, della cooperazione
fra produttori, dell'impiantistica produttiva calabresi. Un'immagine negativa
circa la qualità degli oli della Regione va completamente rivista.
Seconda solo alla Puglia per estensione delle colture e per quantità
di oli prodotti, la Calabria sta combattendo il fenomeno dell'incostanza
della produzione
e sta incrementando, anche attraverso l'associazionismo,
i processi di trasformazione, di confezionamento e di commercializzazione
del prodotto proponendo sui mercati esterni oli con buone e ottime caratteristiche
chimiche, fisiche e organolettiche. Ciò anche se nelle
zone non specialmente privilegiate, dove l'uliveto è bosco d'alte
piante a perdita d'occhio, si continuano a produrre oli contadini, densi
e carichi di gusto, da una miriade di vecchi, piccoli impianti tradizionali.
Escluse le impervie zone montuose, l'ulivo vegeta un po' ovunque, sulle
pendici pedemontane, in collina e nelle brevi pianure, nelle aree interne
e presso i lidi sia dal lato della costa tirrenica sia da quello della
costa ionica. Le cultivar Sinopolese, Ottobratica e poi la Carolea e un
po' di Moresca Siciliana sono prevalenti dal lato occidentale sul versante
tirrenico, mentre l'Ogliara è la piu diffusa sul versante ionico.
Ci sono varie aree che si evidenziano. La zona di Castrovillari ostenta
uliveti capaci di vegetare rigogliosi sulle ondulazioni di suoli pietrosi
e aridi. Il Cosentino, area collinare e deliziosamente bucolica, fa confluire
gran parte del frutto dei suoi uliveti in nuovi frantoi cooperativi che
ottengono oli di sorprendente fluidità e finezza. Il Lametino, tra
la pianeggiante costa tirrenica e le colline di Catanzaro, possiede importanti
estensioni di moderni impianti olivicoli, ottimi frantoi e tanti fermenti
innovativi e riesce a produrre oli fluidi, fruttati, piacevolmente erbacei
e freschi. Verso il Mar Ionio, attorno a Ciro, gli uliveti che si alternano
alle vigne sono in parte rinnovati e destinati alla produzione di oli extravergini.
Sullo stesso versante la Piana Sibarita, dai suoli fertili, argillosi,
ostenta colture olivicole irrigue, ordinate, sfrondate, coltivabili con
criteri moderni.