LAZIO
La
vasta regione che include Roma capitale è la più
produttiva dell'Italia centrale in fatto di vini, con quasi un 6% del prodotto
nazionale. La grandissima preponderanza di vini
laziali bianchi non esclude la produzione di rossi di pregio. C'è
del vero nell'immagine convenzionale delle fontane che zampillano vino
e nelle cantate popolari che inneggiano
all'abbondanza e alle bevute facili delle ottobrate
romane fuori porta: il culto della quantità continua
a essere praticato da molti viticoltori laziali nella scia di una tradizione
storica che non ha però mai escluso un orgoglioso puntiglio per
la sperimentazione e per la tutela di certe produzioni eccellenti. La tentazione
di citare i poeti latini, il cantiniere papale Sante Lancerio e il suo
cinquecentesco studio ampelologico italiano e forte così come vien
fatto di parlare di Roma - comune dall'importante produzione di vini, sede
di Ministeri e di Enti nazionali come di una "capitale del vino".
Geograficamente parlando il Lazio è limitato a ovest dal mar Tirreno
(oltre 300 km di coste), a nord dalla Toscana, dall'Umbria e dalle Marche,
a est dall'Abruzzo e dal Molise da confini che passano per i gruppi montuosi
dell'Appennino e del Preappennino, a sud dalla Campania il cui confine
è segnato dal tratto terminale del fiume Garigliano. Il territorio
vulcanico, affine a quello campano, è costituito per oltre metà
da colline e per un quinto da pianure. Dalla costa il Lazio si stende su
zone pianeggianti poi, oltre le valli del Tevere, dell'Aniene e del Sacco,
su plaghe collinari di varia origine geologica. Anche il clima passa da
caldo e secco a fresco e umido man mano che dalla costa si va verso l'interno,
fino a ridosso degli Appennini. Nel complesso la regione è assai
vocata all'arboricoltura specializzata, con prevalenza di vigneti, oliveti
e frutteti. I vitigni da vino occupano soprattutto le colline, mentre in
pianura prosperano quelli di pregiate varietà da tavola. La proprietà
è molto frazionata e questo ha portato a un grande sviluppo di forme
associative e cooperativistiche per cui l'industria vinicola è costituita
in gran parte da cooperative. Sono circa 200 i vitigni coltivati nel Lazio
anche se sono solo una dozzina quelli su cui si basa la produzione. I vari
cloni del Trebbiano e della Malvasia con alterne prevalenze, primeggiano
fra le cultivar a bacca bianca; l'autoctono Cesanese e gli importati Sangiovese
e Montepulciano fra le cultivar a bacca rossa. Si sono però più
recentemente affermati come un po' ovunque anche i rossi Cabernet e Merlot
e i bianchi Chardonnay, Sauvignon e Semillon. A parte i citati Cesanese
(Comune e di Affile) e Malvasia del Lazio (o Puntinata) sono specialmente
coltivati fra gli altri vitigni tipici o autoctoni del Lazio il Bellone,
il Moscato di Terracina, il Nero Buono di Cori, il Trebbiano Giallo (o
Greco del Lago di Bolsena ). I1 passaggio dalla coltura promiscua alla
monocoltura specializzata ha comportato notevoli cambiamenti nei sistemi
di allevamento: dal "tendone'' nelle pianure irrigue, al "cordone"
e al "Guyot" sulle colline, dove pur sussistono le antiche '`alberate,'.
I1 sistema "canocchia" (con pali di canna), diffuso nei Castelli
Romani, consente densità colturali altissime (fino a 10.000 ceppi
per ettaro) ma nei Castelli è preferita la "spalliera"
e compare persino il '`tendone" che non è certo votato alla
produzione di qualità. La Vulsinia e la zona più settentrionale
caratterizzata dalla presenza del lago di Bolsena attorno al quale, su
declivi tufacei, prosperano i vigneti di Trebbiano e Malvasia che s'inebriano
di sole e di riflessi lacustri e danno le uve zuccherine del vino DOC di
Montefiascone. Le scoscese sponde nordoccidentali del lago, dalle parti
di Gradoli, ospitano le vigne di Aleatico da cui il dolce vino omonimo.
Poco più a est. al confine con l'Umbria, c’è la plaga i cui
vigneti rientrano nel disciplinare
della DOC Orvieto (vedere Umbria).
Nel Viterbese abbonda la produzione di vini contadini e da tavola fra cui
quelli a indicazione geografica Colli Etruschi Viterbesi. A est dei monti
Cimini e del lago di Vico, verso la valle del Tevere, si trovano i vigneti
ammessi alla produzione di vini della recente DOC Vignanello, bianchi e
rossi, rosati fra i quali un Greco Bianco ottenuto dall'uva omonima in
prevalenza. I Colli Rivieraschi di Cerveteri sono caratterizzati dal clima
caldo secco e dai suoli argilloso-calcarei ai quali le vicine alture vulcaniche
della Tolfa hanno apportato i loro residui alluvionali. Antica vocazione
viticola, vecchi vigneti, un coacervo di vitigni antichi e nuovi sono alla
base della produzione dei vini di Cerveteri, anche DOC, fra i quali prevalgono
i bianchi da uvaggi (Trebbiano' Malvasia, Bellone, Bombino, Tocai, Verdicchio).
Quanto ai rossi, oltre ai prevalenti vitigni Sangiovese e Montepulciano,
gli uvaggi prevedono il Cesanese, il Canaiolo, il Carignano e persino il
piemontese Barbera. Le Vigne Capenati occupano il piccolo comprensorio
tra Fiano Romano, Morlupo e Castelnuovo di Porto, attorno a Capena. Qui
i resti delle antiche città fanno ripensare alle lodi che già
in epoca romana si tessevano di queste vigne, le quali attualmente allevano
le solite varietà a frutto bianco del Lazio. La moderna DOC Bianco
Capena si applica a una parte della produzione che è soprattutto
di vini da tavola molti dei quali destinati al consumo familiare. Castelli
Romani e Colli Albani, a sud-est di Roma, costituiscono un’area di natura
vulcanica abbastanza uniforme dal punto di vista geologico e climatico;
qui si trovano i fianchi del grande vulcano Tuscolano e i suoi antichi
crateri, due dei quali formano i laghi di Albano e di Nemi. Si tratta di
una zona di grandissima importanza dal punto di vista vitivinicolo per
i quantitativi prodotti, per la specializzazione dei vigneti e per l'inclusione
di diverse zone DOC. I vitigni dominanti sono quelli a frutto bianco: tutte
le Malvasie (di Candia, del Lazio, Istriana), i diversi Trebbiano (Toscano,
Giallo, di Velletri, Romagnolo), il Bellone, il Bombino, il Greco Bianco.
Pochi, in proporzione, sono i vigneti a frutto rosso, che oltre a Sangiovese
e Montepulciano includono il settentrionale Merlot e il meridionale Bombino
Nero. Nelle zone intorno a Marino, Merlot, Cesanese, Sangiovese e Montepulciano
danno l'eccellente vino rosso da tavola Colle Picchioni e nella più
bassa e calda campagna romana Cabernet e Merlot si esprimono ottimamente
nel vino Fiorano. I nomi dei vini ripresi anche dalle DOC sono: Frascati,
Colli Albani, Marino, Velletri (anche rosso), Colli Lanuvini, Cori (anche
rosso). Specialmente le zone di Marino e dei Colli Albani producevano in
passato vini bianchi corposi, abboccati ma assai instabili che con la vinificazione
industrializzata di massa sono diventati secchi leggeri, stabili e quindi
trasportabili ovunque. Quasi identico ai bianchi dei Castelli Romani è
lo Zagarolo (DOC) prodotto nella zona collinare fra i colli A1bani e Prenestini.
Sulle Colline della Ciociaria, a est di Roma, orientate verso la valle
del Sacco e note per il clima temperato e ventilato, prosperano, ad altitudini
variabili dagli oltre 350 ai 700 m, vigneti di varietà a bacca rossa,
specialmente di Cesanese (Comune e di Affile) e poi di Sangiovese, Montepulciano,
Barbera. Le zone di produzione, suddivise dalla relativa DOC, sono tre
e riguardano i vini Cesanese del Piglio, di Affile e di Olevano Romano.
Ma altri vitigni da uve nere, compresi Cabernet e Merlot e qualche vitigno
da uve bianche come Trebbiano e Bombino completano il vigneto zonale e
consentono la creazione di certi interessanti vini rustici, dei vini da
tavola di Genazzano e di un vino rosso che gode di prestigio (quantomeno
a Roma): il Torre Ercolana prodotto a Romagnano di Anagni nel Frusinate
da uve Cesanese, Cabernet Sauvignon e Merlot. Le Vigne Pontine sono le
più meridionali e dal piede dei Colli Albani e di Cori si estendono
verso sud nel territorio di bonifica sino a includere il Circeo. I vigneti
a suo tempo piantati dai coloni sono basati su vitigni importati come il
veneto Merlot (nero) e i romagnoli Sangiovese (nero) e Trebbiano (bianco).
Ne derivano i vini DOC Aprilia che specificano appunto il vitigno prevalente.
I vigneti delle calde colline costiere di Terracina e di Formia producono
ancora, come in antico, vini piuttosto pesanti, sfusi o da taglio, uve
da tavola e il Moscato di Terracina che, vinificato dopo leggero appassimento,
e dolce e aromatico.