CALABRIA
La catena del Pollino delimita a settentrione la propaggine più meridionale della penisola italiana protesa fra il mar Tirreno e lo Ionio fino allo stretto di Messina. A punta di stivale, la Calabria si presenta montuosa, in gran parte costituita da scoscesi altopiani e ha uno sviluppo costiero di quasi 750 km. Le scarse pianure si stendono presso le coste a Sibari, a Sant'Eufemia e a Gioia Tauro, mentre dolci pendii caratterizzano il Marchesato, tra le coste ioniche e la Sila da Ciro scende a sud verso Catanzaro. In contraddizione con le passate glorie enologiche e con la configurazione stessa di certi suoi altopiani dalle ideali condizioni climatiche, la Calabria produce oggi relativamente poco vino, in ogni caso meno di quanto ne consumino, entro i suoi confini, i calabresi stessi o i turisti. Si calcola che il vino calabrese rappresenti circa 1'1,5% del vino prodotto in Italia in un contesto agricolo in cui gli spazi più importanti sono destinati a uliveti, agrumeti e orti piuttosto che ai vigneti. D'altronde nel volgere di un secolo è venuta meno gran parte della produzione di vini da taglio e le vecchie tecniche di vinificazione applicate a vini da consumare tal quali non davano risultati validi: così i vini calabresi in prevalenza rossi, destinati per lo più all'autoconsumo, sono rimasti per anni relegati nella mediocrità o al massimo nel ruolo di curiosità locali, difficilmente asportabili e conservabili altrove. Ci sono sempre state, naturalmente, le eccezioni che si sono fatte via via più numerose e interessanti in coincidenza con una ripresa produttiva ispirata da nuovi criteri imprenditoriali e dalle nuove tecniche, introdotte anche attraverso gli istituti pubblici fra le quali la ricerca varietale. Sono infatti interessanti le cultivar tradizionali, per lo più ritenute di origine greca, ma le attuali tendenze del mercato esigono nuovi orientamenti: per esempio un mutamento del rapporto quantitativo fra la produzione di vini rossi (tradizionalmente preponderante) e bianchi o ancora un’accresciuta produttività dei vigneti che davano fino a pochi anni fà delle rese eccessivamente basse, antieconomiche. Il vitigno a frutto rosso predominante e il tradizionale Magliocco nelle sue confuse variazioni di tipo e di nome: Arvino, Lacrima Nera, Magliocco, Mantonico Nero. Hanno uno spazio ancora rilevante il Greco Nero e il Magliocco Canino, varietà un tempo destinate soprattutto a produrre vini da taglio. Seguono Nerello Siciliano e Sangiovese. Il vitigno a frutto bianco prevalente e il Greco Bianco al quale fa da rincalzo in crescita proporzionale il Trebbiano Toscano. Vanno pure citati il Mantonico o Montonico di Bianco che dà un vino particolare, mandorlato e i Moscati (Bianco e Zibibbo) che con la Malvasia Bianca vengono impiegati per produrre i vini dolci tradizionali. Gli esperimenti colturali riguardano in prevalenza vitigni a bacca bianca (Chardonnay, Pinot, Riesling, Traminer Aromatico, Sauvignon) nel Cosentino. Come vitigni a bacca rossa sono promettenti Merlot e Cabernet. La proprietà dei vigneti è molto frammentaria, ma i piccoli lotti che un tempo erano per lo più a coltura mista si sono in gran parte trasformati in monocolture, almeno dove non sono stati abbandonati come improduttivi. Quanto ai sistemi di coltivazione, e ancora molto diffuso l’antico "alberello" di ispirazione greca; nelle zone calde ha però preso piedi il più produttivo "tendone" sostenuto da tralicci. Il Pollino e la Sila Occidentale godono entrambi di estati soleggiate con piogge ricorrenti, forti escursioni termiche fra giorno e notte e inverni freddi anche nevosi. Il pianoro meridionale, alle falde della catena del Pollino, ospita vigneti dai quali derivano i vini rossi prevalentemente cerasuoli della D.0.C. Pollino da uvaggi a base di Gaglioppo, ma includenti anche uve bianche. La valle del Crati nella zona di Donnici e la valle del Savuto hanno vigneti disposti su pendii ripidi o su gradoni alle falde occidentali della Sila e godono di un clima aspro che diviene più temperato solo nella parte più occidentale della valle del Savuto, verso il Tirreno. Anche questi vigneti danno vini rossi, generalmente chiaretti o cerasuoli, per breve macerazione sulle bucce in fermentazione e per l’inserimento di uve bianche nell’uvaggio a base di Gaglioppo e Greco Nero: sono prodotti con pregi di freschezza e di fragranza, consumati in loco anche sfusi ma che possono in parte (piuttosto piccola) essere imbottigliati con le D.O.C. Donnici e Savuto. Il comprensorio di Lamezia occupa l'alluvionale pianura di Sant'Eufemia. I suoi vini rossi, a volte ordinari, sono in parte definiti con la D.O.C. Lamezia e si producono con uve Nerello (Siciliano) miste a Gaglioppo e Greco Nero. La costa ionica centrale, ossia le basse colline orientali ai piedi della Sila e le ondulazioni costiere del Marchesato, è la zona più vitata e produttiva. Qui predominano i vini rossi a base di uve Gaglioppo e i bianchi, a base di uve Greco, benché in minoranza si possono considerare fra i migliori della regione. Ciro, con le colline costiere, dà il proprio nome ai vini D.O.C. attuali come lo dava un tempo ai vini calabresi per antonomasia. Più a sud, il comune di Melissa designa un'altra serie di vini a D.O.C. che si producono nel suo territorio e in quello di altri comuni sui pendii del Marchesato. A sud-est del Marchesato oltre Crotone, dalla zona alluvionale provengono i vini a D.O.C. Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto prodotti in minima quantità e praticamente introvabili. L’Aspromonte e le coste meridionali possiedono zone vitate sui declivi più bassi, su pianori affacciati sul mare o nelle estensioni pianeggianti della riviera occidentale verso Palmi e Gioia Tauro. vi si coltiva soprattutto il vitigno Greco che, vendemmiato in un clima caldo e asciutto, ha un elevato coefficiente zuccherino e una particolare ricchezza d'aromi: requisiti che costituiscono l'eccezionale bontà di certi vini dolci. Fra questi quel Greco di Bianco (anche D.O.C.) che prende il nome dalla città ionica a nord di capo Spartivento. Nella plaga di Bianco si producono anche altri vini come il Greco di Gerace e il Mantonico di Bianco dall’omonimo vitigno, bianco secco o leggermente amabile, mandorlato, simile a uno sherry spagnolo. Sulla costa occidentale da uve Nerello, Malvasia, Nocera e, specialmente intorno a Reggio Calabria, anche Alicante, si producono rossi o rosati carichi come il Cerasuolo di Scilla.