SICILIA
La massima isola mediterranea con le sue numerose isole satelliti fra cui Pantelleria, Ustica, le Eolie o Lipari, le Egadi, le Pelagie ha la prerogativa di possedere il vigneto più esteso d'Italia e una produzione vinicola quantitativamente imponente, valutabile attorno al 17% di quella nazionale; per non parlare di uve destinate alla produzione di mosti e concentrati e di quelle da tavola. Già grande patria dei vini sfusi, generici, da taglio, oltre che di quantità relativamente modeste di vini speciali di cui è simbolo il Marsala, la Sicilia ha cercato nella seconda metà del Novecento una nuova identità enologica riducendo la produzione e rincorrendo il concetto di qualità per l'acquisizione di nuovi e diversi mercati. L'operazione, benché una parte preponderante del vino siciliano sia prodotto da cooperative, è stata guidata da produttori privati, fra cui grandi aziende, sostenute dall'amministrazione regionale, ed è stata favorita dall'intervento di aziende di fama internazionale nella gestione di cantine già rinomate come quelle del Marsalese. Ne risultano evidenti successi sulla strada della conquista della qualità che resta ancora da percorrere in parte ma che si può dire ormai tracciata. Geograficamente al centro del bacino Mediterraneo, la Sicilia rappresenta l'estremo meridione d'Italia, caratterizzato da un clima in cui intervengono influssi africani, scarsa piovosità estiva e massima illuminazione ma che è temperato dalla presenza di elevati rilievi, specie nella parte nordorientale dove piove e nevica con più abbondanza, e dalle brezze marine lungo i circa 1.500 chilometri di sviluppo costiero. Il tetto dell'isola è il vulcano Etna (oltre 3.340 m d'altitudine), tuttora attivo come quelli delle isole Lipari (Stromboli e Vulcano), che ricorda l'origine in prevalenza vulcanica dei suoli. Circa 1'85% del territorio ha altitudini superiori ai 100 m, vaste sono le estensioni collinari dove allignano vigneti, di cui più della metà è irrigata data la prolungata siccità estiva. Le vicende storiche a partire dall'antichità hanno influito sulla formazione e sulle specie delle colture d'un isola ambita dove si sono a turno insediate le potenze dominanti nelle varie epoche: solo a titolo di esempio si può ricordare l'influsso delle iniziative inglesi che, dalla fine del XVIII secolo, portarono all'invenzione e al successo internazionale del vino Marsala segnando l'impulso colturale di alcune cultivar, la diffusione di certi metodi di lavorazione e la specializzazione nei vini liquorosi di una data area viticola, specie di quella pianeggiante a est di Marsala dove si trovano i vigneti più feraci del mondo. I viticoltori siciliani, pur nel fervore sperimentale e innovativo degli ultimi decenni, hanno mantenuto in prevalenza certe varietà di vite che si possono definire tradizionali in quanto indigene, o comunque adottate e coltivate sin dall'antichità. Incominciando dalle varietà a frutto bianco che prevalgono di granlunga, il vitigno dominante è il Catarratto Bianco nelle varietà Lucido e Comune, che è la base dei Marsala ma anche di vini secchi come gli Alcamo, al quale si è aggiunto, buon secondo, il redditizio e innovativo Trebbiano Toscano, cui seguono però le altre tradizionali varietà: Grillo, Inzolia, Grecanico, Carricante, Moscato Zibibbo. La principale varietà a frutto nero e la Calabrese o Nero d'Avola cui seguono Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, quindi l'indigeno Perricone e gli importati Sangiovese e Barbera. Senza contare le numerose varietà raccomandate o approvate e quelle che vengono sperimentate anche se non riconosciute. I vigneti, quasi tutti ormai a coltura specializzata (monocoltura), sono ancora per circa meta coltivati con il sistema ad "alberello che era quello della tradizione, e dava rese basse ma ricchezza di zuccheri e d'estratti, nelle zone a clima caldo. Ma molti vigneti nuovi sono a "spalliera" o a "tendoni" con irrigazione e rese superiori e minore coefficiente zuccherino, adatti a produrre vini più leggeri e secchi. La forma triangolare dell'isola, che le e valsa il nome antico di "Trinacria", suggerisce per i suoi caratteri e le sue produzioni una ripartizione in settori. Nel settore montuoso nordorientale, dove si allungano gli Appennini Siciliani e svetta l'Etna, si coltivano: viti di Nerello e altre a frutto nero sulle temperate pendici dei monti Peloritani, sopra Messina, da cui si ricavano i vini rossi Faro (D.O.C.) ; viti sia di Carricante, Catarratto e altre a frutto bianco sia di Nerello Mascalese e altre a frutto rosso, lungo le pendici dell'Etna, ad altitudini fra i 300 e i 700 m, dove il clima e fresco per le brezze e ricco di sole, da cui si ottengono i vini bianchi, freschi e fruttati nonché' i rossi e i rosati che prendono il nome Etna (anche D.O.C.). Le isole Eolie o Lipari, a settentrione, con i loro vigneti a ' ceppo", allevati in un ambiente diverso e unico, producono la rara perla enologica Malvasia delle Lipari (D.O.C.), anche nei tipi passito e liquoroso che si ottiene dal ceppo di Malvasia di antichissimo impianto e detto appunto "di Lipari". Interessanti sono anche i vini Salina rossi e bianchi. Il settore sudorientale, fra Siracusa e Gela, comprende le propaggini dei monti Iblei e le pianure fino alla punta di Pachino dove le vigne, famose ai tempi della Magna Grecia, producono vini da taglio o comunque vini paesani assai robusti e dove nascono però alcune rare curiosità come lo Stravecchio Siciliano Coria, una sorta di cerasuolo "super" e il Moscato Aromatico Coria. Le D.O.C. di questo settore sono: Moscato di Siracusa concernente un vino dolce ottenuto da uve passite, d'alta gradazione, considerato piuttosto fantomatico perché introvabile e forse non più prodotto regolarmente; Moscato di Noto, più che altro una curiosità, prodotto in minime quantità quasi a titolo sperimentale, bianco dolce naturale o anche spumante e liquoroso; Cerasuolo di Vittoria un rosso robusto, color ciliegia ottenuto in prevalenza da uve Frappato di Vittoria e Calabrese. Le colline centrali e meridionali delle province di Caltanissetta e Agrigento e i rilievi isolati della provincia di Enna non hanno rivendicato ne' ottenuto, mentre scriviamo, Denominazioni d'Origine Controllata per i loro vini. Questi sono d'altronde di tipi assai diversi. Nell'Agrigentino ci sono quantità notevoli di prodotti ordinari, in parte ottenuti da uve da tavola, ma si producono anche alcuni vini da tavola assai buoni come i rossi, i rosati e i bianchi delle cantine sociali di Menfi, Sciacca, Sambuca di Sicilia. In provincia di Caltanissetta si ottengono da coltivazioni esemplari dei vini di classe, asciutti, fragranti che sembravano impossibili nel sud estremo e che invece sono stati realizzati nella zona a cavallo con la provincia di Palermo su colline ad altitudini tra i 500 e i 700 m mediante reimpianti razionali di vigneti e varietà di viti sia tradizionali locali, come Inzolia o Nerello o Perricone, sia forestieri come il Sauvignon e altri. Ci riferiamo in particolare alle tenute Regaleali del Conte Tasca d'Almerita e, per esempio, ai vini Bianco Nozze d'Oro o Rosso del Conte, lavorati in rinnovate cantine con criteri moderni. La Sicilia occidentale produce più della metà dei vini dell'isola: i suoi vigneti allignano sulle colline che corrono da Palermo alla punta di Marsala. Molti di questi vini sono pregevoli secchi da tavola, copiosamente esportati, come il Corvo della Casa Buca di Salaparuta o i Donnafugata della casa omonima; sono bianchi da uve Inzolia, Trebbiano, Catarratto ma anche da varietà internazionali e rossi da uve Nerello, Mascalese, Perricone e Nero d'Avola ma anche da altre importate. C’è il vino D.O.C. Contessa Entellina, bianco da uvaggio oppure da vitigno prevalente (Grecanico o Chardonnay o Sauvignon Blanc). Le pianure e i declivi del Trapanese ospitano soprattutto i vitigni atti a produrre il più importante e noto vino siciliano, il Marsala, in tutte le sue versioni disciplinate attualmente dalla relativa D.O.C. La medesima plaga produce anche l'altro vino D.O.C., il Bianco Alcamo, secco, fruttato sempre a base di uve Catarratto con altre bianche. Pantelleria, l'isola vulcanica che un braccio di mare di una settantina di chilometri separa dall'Africa e dagli aliti caldi sahariani, nei suoi curiosi vigneti a "ceppo", bassi, protetti da muriccioli di pietra, contro l'impeto dei venti coltiva l'uva Zibibbo che è un tipo di Moscato le cui limitate rese e il cui altissimo tenore di zuccheri e di estratti sono alla base dello specialissimo vino locale, il Moscato di Pantelleria (D.O.C.) di cui esistono le versioni naturali, spumante e liquoroso.