PIEMONTE
Terra
settentrionale alle pendici degli Appennini e delle Alpi che la circondano
da tre lati, solcata da valli percorse da fiumi impetuosi che affluiscono
al grande Po. La regione Piemonte, da sempre dedita
alla coltura della vigna, vanta una produzione media vinicola corrispondente
a circa il 5% del prodotto nazionale con notevole prevalenza di vini di
qualità. Il Piemonte e riuscito a conservare le proprie tradizioni
vitivinicole senza rinunciare a tenere il passo con una continua e moderna
evoluzione del settore. Anche le celebri scuole enologiche piemontesi
come quella di Alba, i produttori e gli enologi hanno fatto costanti progressi
e sono a tutt'oggi proiettati verso la sperimentazione. Questo fa sì
che dal Piemonte provengano attualmente vini bianchi leggeri e profumati,
grandi vini spumanti - ivi compresi quelli più classici da vitigni
Pinot - pregevoli rossi novelli, vini sia rossi che bianchi di impronta
internazionale da vitigni di importazione affinati in piccole botti (o
caratelli che dir si voglia) e contemporaneamente si assista a una lusinghiera
riaffermazione dei grandi vini a DOCG o a DOC derivanti dai vitigni Nebbiolo,
Dolcetto, Freisa, Erbaluce e Cortese vinificati e affinati secondo disciplinari
rispettosi di annose e caratteristiche procedure. È significativo
il fatto che in un'epoca di crescente domanda di vini bianchi leggeri e
in una situazione colturale nella quale la produzione vini bianchi è
comunque nettamente prevalente nello stesso Piemonte i più grandi
e noti vini che si associano al nome e alla fama enologica della regione
rimangano dei rossi austeri. Eppure a ribadire il concetto, si può
ancora osservare che il solo Asti da uve Moscato, particolare vino bianco
(DOCG Moscato d'Asti) che viene in gran parte spumantizzato (DOCG Asti
o Asti Spumante) e prodotto e commercializzato in quantità superiore
a quella di tutti i vini rossi piemontesi messi insieme. Riferendosi infatti
alla quantità prodotta tradizionalmente c'è chi associa all'idea
dei vini piemontesi quella dei prodotti che derivano dai due vitigni quantitativamente
prevalenti? Moscato e Barbera, anche se, fermo restando il successo e l'espansione
del Moscato, opposta è invece la tendenza del Barbera. La prevalenza
di questo vitigno ha costituito e costituisce ancora in parte un problema
da risolvere non solo sul piano colturale ma anche su quello tecnico attraverso
vinificazioni perfezionate, invecchiamento controllato o utilizzazioni
di nuova concezione (vino novello, vinificazione in bianco, nuovi uvaggi);
la prevalenza del Barbera è tuttavia lungi dall'essere così
importante com'era pochi decenni or sono ed è andata riducendosi
a vantaggio sia di altri vitigni tradizionali meno produttivi ma più
accetti, sia di nuovi vitigni di origine forestiera come il Cabernet Sauvignon,
lo Chardonnay o il Merlot. In realtà oltre a Barbera e Moscato Bianco
i più grandi vitigni tipici o addirittura autoctoni del Piemonte
sono il versatile Nebbiolo, il Freisa, il Dolcetto - sensibile alle variazioni
pedologiche e microclimatiche l'Erbaluce Bianco. Ne' questi sono, come
vedremo, i soli vitigni coltivati e impiegati. Lo studio delle varietà
di vite e della loro coltivazione (ampelologia) ha in Piemonte una tradizione
antica e nobilissima, come rivela la ristampa realizzata dalla Camera di
Commercio di Asti negli anni Settanta- risultato di interessanti ricerche
del conte Giuseppe Aldo di Ricaldone - della collezione ampelografica del
marchese Leopoldo Incisa della Rocchetta (1792-1871). Commentiamo il Piemonte
enologico prendendo in considerazione le diverse zone a specifiche caratteristiche
pedoclimatiche. La Serra di Ivrea, su fino a Carema, ai confini con la
Valle d'Aosta, è caratterizzata dall'origine morenica e dai vigneti
strutturati disposti su colonne o su strutture murarie e su tralicci lignei.
Qui il vitigno Nebbiolo, ai limiti delle condizioni vegetative, da la nobile
perla enologica del Carema, la cui modesta quantità è integrata
da un po' di Barbera e di Freisa. Il visitatore interessato può
conoscere meglio la produzione zonale nella Bottega del Vino di Carema
della regione Piemonte. Il Canavese, costituito dalle dolci colline che
scendono da Ivrea verso Caluso? si distingue per l’autoctono vitigno Erbaluce,
da cui il vino Erbaluce di Caluso, o Caluso, anche nelle versioni di Passito
e Liquoroso, prodotti in piccole quantità ma considerati preziosi
e di antica tradizione. Sulle Prealpi, i rilievi che si spingono dal Canavese
verso est fino al lago Maggiore in provincia di Vercelli e Novara, vengono
coltivate le varietà di
Nebbiolo, oltre a una meno rilevante quantità di uve Bonarda
e Vespolina e altre come la rossa Croatina e la bianca Greco. Da qui provengono
i celebri vini Lessona, Bramaterra, Gattinara, Boca, Ghemme, Sizzano e
Fara, oltre a numerosi vini a indicazione geografica tipica. L’Enoteca
Regionale della Serra, nel castello di Roppolo, offre i più importanti
vini della zona e della regione. Del Chierese, a ridosso delle colline
torinesi, simile pedologicamente al Monferrato, lodiamo solo il Freisa
di Chieri di antica fama; proviene da pochi ettari di superficie vitata
e difficilmente evade dal suo comprensorio. Chi volesse gustarlo in zona
potrebbe anche visitare, a Pessione il Museo del Vino della Martini e Rossi
con splendide collezioni antiche. Il Basso Monferrato, a est del Chierese
fra il Po e il Tanaro, occupa la zona collinare che va dall'Astigiano all'Alessandrino
e comprende il Monferrato Casalese, in provincia di Alessandria, che si
estende lungo il Po tra Casale e il confine della provincia di Asti su
colline dai declivi accennati, dove allignano storicamente le uve Grignolino
e Barbera. Ma tutto il Basso Monferrato è vocato alla viticoltura
per i terreni gessosi, le marne e i calcari marnosi. Fra i suoi prodotti
tipici il Freisa d'Asti e, oltre al Grignolino Casalese, il Grignolino
d'Asti, il Malvasia di Casorzo d'Asti, il Malvasia di Castelnuovo Don Bosco,
il Rubino di Cantavenna e, fra le denominazioni più recenti, il
Gabiano; per non parlare dei vini di estesa produzione comuni al resto
dell'Astigiano come Barbera, Dolcetto, Moscato d'Asti, Asti Spumante e
di certe denominazioni di fantasia applicate a vini moderni prodotti con
tecniche particolari per conferire loro caratteristiche di freschezza gradite
al mercato, e assorbire le eccedenze di produzione specialmente di uve
Barbera, come il Verbesco vinificato in bianco da uve sia bianche che nere.
La zona annovera anche Vini a indicazione geografica tipica. L'Enoteca
Regionale di Vignale, nel secentesco Palazzo Callori, offre una selezione
dei vini citati. Il Roero, che ha più recentemente ottenuto una
propria distinta fisionomia con la relativa denominazione zonale, e costituito
da tutto o da parte del territorio di 19 comuni e occupa le colline a nord
della sponda sinistra del Tanaro, fra il Cuneese e il Monferrato Astigiano;
offre terreni calcarei piuttosto sabbiosi nei quali allignano specialmente
vigneti di Nebbiolo e di Arneis, antico vitigno a frutto bianco. I suoi
vini più importanti sono: il Nebbiolo, che grazie al particolare
terreno acquista gusto più leggero e fruttato di quello langarolo
e può essere chiamato rispondendo ai rispettivi disciplinari, con
le DOC di Nebbiolo d'Alba o Roero; l'Arneis del Roero; il Barbera d'Alba
che predomina appunto nelle zone limitrofe al comune di Alba e nel comune
di Govone. La zona ha avuto recentemente un nuovo slancio correlato alle
denominazioni ufficializzate ma principalmente connesso alle qualità
gradevoli, passanti e quindi più beverine dei suoi prodotti. I coltivatori
del Roero, noti e stimati anche per certe altre colture frutticole, sono
attivi nel propugnare alcune loro inclinazioni geografiche. L'Alto Monferrato,
a sud del già citato Basso Monferrato, oltre il Tanaro, risale verso
i declivi settentrionali dell'Appennino I.igure occupando in particolare
la fascia collinare appenninica della provincia di Alessandria bagnata
dal fiume Bormida, dove si trova Acqui Terme; esso differisce dal Basso
Monferrato soprattutto per le sue condizioni climatiche. Vi predomina la
coltura del vitigno Barbera ma vi si trovano per consolidata tradizione
e con tendenza a sostituirvisi: Cortese, Moscato, Dolcetto e Brachetto.
Da queste colture si hanno vini anche celebri, talvolta omonimi del vitigno:
i bianchi Gavi e Cortese, il primo dei quali ha ottenuto una notevole affermazione
commerciale e una considerevole immagine di qualita; i rossi Dolcetto d'Acqui
e Dolcetto di Ovada, Barbera del Monferrato, oltre al celebre Brachetto
di Acqui, vino da dessert di modesta produzione ma ricercatissimo particolarmente
su certi mercati esteri. Nelle cantine dell'Alto Monferrato si segnala
un fermento di ricerca e innovazione dedicato anche al settore della spumantizzazione
e alla sperimentazione di trattamento dei vini bianchi
in piccole botti, le cosiddette barriques o carati. I Colli Tortonesi rappresentano
la zona di passaggio tra Piemonte e Lombardia, più esattamente tra
Monferrato e Oltrepo Pavese, il che non costituisce soltanto una nozione
geografica ma una nota caratteristica dei vini: Barbera e (cortese dei
colli Tortonesi sono prodotti di buona qualità che ricalcano nella
loro leggerezza e sapidità, talvolta nel loro carattere leggermente
frizzante, certi prodotti capofila dei vicini Colli Pavesi, analogia che
si riscontra anche in certi vini spumanti. Le Langhe rappresentano un nome
magico della gastronomia non solo piemontese ma anche nazionale italiana
e internazionale per i tartufi, i funghi in genere, le erbe spontanee,
la caratteristica cucina, l'arte conserviera e dolciaria, i latticini ma
anche, e soprattutto, per i grandi vini. Nelle Langhe si producono infatti
la maggior parte dei vini piemontesi a DOC e DOCG, altre perle enologiche
di piccola produzione, rilevanti quantità dei già più
volte nominati Moscato d'Asti e Asti Spumante; esse comprendono in particolare
la zona del Barolo a sud di Alba) la zona del Barbaresco a est di Alba,
quelle più meridionali verso Cuneo del Dolcetto di Dogliani e del
Dolcetto delle Langhe Monregalesi, quelle più orientali verso il
Monferrato dei citati Moscati. Il terreno delle Langhe è prevalentemente
costituito d'argilla calcarea marmosa con variazioni di composizione che,
oltre ai mutamenti dei microclimi dovuti alla diversa ripidità ed
esposizione dei pendii, danno connotati salienti ai diversi vini nelle
diverse posizioni E’ questo il fenomeno che i francesi hanno individuato
laddove hanno suddiviso la produzione in crus e che spiega l'irnportanza
(per esempio per il Barolo) dell'indicazione dei vigneti di provenienza
(minime sottozone con ragguardevoli variazioni di carattere e di sfumature
aromatiche) di certe partite eccellenti in annate particolari. Vitigno
principe dei grandissimi vini langaroli resta il Nebbiolo, ma importanti
sono le colture dei già citati Moscato e Dolcetto, del Barbera in
particolari posizioni e di Freisa e Grignolino. Nelle Langhe ci sono inoltre
coltivazioni, ormai non più soltanto sperimentali, di vitigni forestieri
come il Cabernet Sauvignon, lo Chardonnay, il Gamay, il Riesling Renano,
il Sauvignon. La produzione di queste uve è stata correlata a metodi
sperimentali per la realizzazione di produzioni vinicole di impronta internazionale,
con l'impiego delle piccole botti di legno per la fermentazione o l'affinamento,
secondo lo stile prevalente in Francia e in altri Paesi. Tutto ciò
ha creato delle perplessità, non ancora del tutto dissipate, circa
la conservazione e la difesa della tipicità di certi prodotti autoctoni;
tali problemi, però, sembrano avviati a risolversi in un equilibrio
soddisfacente. Ricapitolando, sono vini caratteristici delle I.anghe con
denominazione affermata e riconosciuta: Dolcetto d'Alba, Dolcetto delle
Langhe Monregalesi, Dolcetto di Diano d'Alba, Dolcetto di Dogliani, Barbera
d'Alba, Nebbiolo d'Alba, Moscato d'Asti, Barolo, Barbaresco; seguono vini
importanti ottenuti dagli altri succitati vitigni, fra i quali si potrebbe
evidenziare in una zona specifica il vino base per spumanti classici da
vitigno Pinot. Anche le Langhe presentano casi di vini a indicazione geografica,
come per esempio la Favorita di Cossano Belbo e Rocchetta Belbo. In una
plaga dove la produzione del vino ha quantitativamente e qualitativamente
l'importanza descritta, sembra naturale si trovino la già citata
e nota Scuola Enologica di Alba e numerose enoteche erette a veri e propri
templi del vino: l'Enoteca Regionale di Grinzane con il suo Museo delle
Contadinerie, l’Enoteca Regionale di Barolo, quella di Barbaresco, l'Enoteca
Regionale di Mango - allogata in un severo castello - che evidenzia soprattutto
gli spumanti piemontesi di qualità e il Museo dell'Annunziata con
antichi reperti risalenti all'età romana. In questa nostra trattazione
dedicata ai vini tranquilli, e comunque ottenuti da vinificazione classica
o normale, non abbiamo potuto non citare ripetutamente gli spumanti della
regione Piemonte, che tuttavia non saranno descritti in quanto ottenuti
da una vinificazione speciale; non possiamo egualmente non accennare a
certi altri prodotti derivati dalla viticoltura che pure non verranno presi
in considerazione nel dettaglio, come i vermut, i vini liquorosi, i distillati
alcolici e via dicendo, di cui il Piemonte possiede ingenti produzioni
e vanta marche di importanza mondiale come Martini e Rossi, Cinzano, Carpano,
Riccadonna, Contratto, Gancia...