VENETO
Una
produzione di vini importante, valutabile attorno al 12% di quella
nazionale, caratterizza la regione Veneto: il suo prodotto è di
gran lunga tra i più abbondanti
del settentrione, superato soltanto da quello di Sicilia e Puglia e (ma
non tutti gli anni) dell'Emilia-Romagna. Un altro
aspetto tipico della viticoltura veneta è la varietà pedoclimatica
della zona: la regione spazia dalle Dolomiti orientali e dall'alto bacino
del Piave a una zona prealpina e alle colline moreniche, disposte come
una fascia che corre parallela alle Alpi dalla sponda orientale del Garda
fino a Vittorio Veneto, per attraversare poi la pianura padana
e affacciarsi al litorale adriatico che dal delta del Po alla foce del
Tagliamento forma un arco orlato di lagune. È facile intuire la
differenza climatica che può intercorrere fra le sponde del Garda
o i Colli Berici, dove alla vite si sposa persino l'ulivo, e l'alta valle
del Piave o le estese zone pianeggianti: a queste ha guardato la moderna
viticoltura veneta procedendo alla riduzione totale dei vigneti e allo
sviluppo di una viticoltura industrializzata, che ha trasformato l'artigianato
vinicolo antiquato in organizzatissime cantine private o sociali adatte
alla grande espansione commerciale. Molto diversi fra loro sono anche i
vitigni allevati, di cui un'ottantina di tipi autorizzati: fra questi predominano
quelli di origine straniera come Merlot e Cabernet (a bacca rossa), Chardonnay,
Pinot e Sauvignon (a bacca bianca) che stanno sviluppando la monocoltura
specializzata, pur essendo tuttora presenti in modo rilevante alcune varietà
indigene come Corvina, Rondinella e Garganega nel Veronese, Prosecco nel
Trevigiano, Verduzzo e Durella nelle plaghe orientali, Marzemino dalle
parti di Conegliano, Raboso del Piave e quella simbolica, quasi da curiosità
locale di varietà assai diffuse in passato, come la Bianchetta Trevigiana,
la Trevisana Nera, il Verdiso Bianco; e di stranezze come certi vitigni
nord americani che non appartenendo alla specie Vitis vinifera sono stati
perfino proibiti, come il Clinto e l'uva fragola. La fisionomia viticola
del Veneto è infatti il risultato di trasformazioni e di scelte
relativamente recenti dovute non solo alla ricostruzione dei vigneti dopo
l'infestazione fillosserica, ma anche al rimpiazzo seguito al le devastazioni
avvenute durante la Prima guerra mondiale che fu in parte eseguito trapiantando
barbatelle, provenienti da altri Paesi, specialmente dalla Francia, inviate
dai compagni di trincea. In conseguenza della varietà di terreni,
microclimi e vitigni, in Veneto sono diverse anche le forme di allevamento,
le più recenti delle quali si ispirano a una tecnica agricola in
costante sviluppo. Nel Veronese sussiste la pergola doppia ma, specialmente
nelle colline di levante, prevalgono la pergola singola e le spalliere.
Nelle pianure orientali e lungo l'Adige si trova la pergola a raggi, ossia
il tipo di allevamento diffuso in Emilia-Romagna; a volte compare anche
l'allevamento a tendone. È possibile tracciare una mappa della viticoltura
veneta suddividendo il territorio regionale in plaghe che, per quanto non
totalmente uniformi, presentano caratteri comuni e talune prerogative connesse
all'ambiente e alla tradizione. La sponda orientale
del Benaco, costituita dalle colline del bacino morenico del Garda, gode
di clima e vegetazione mediterranei, non solo per l'influenza termoregolatrice
del lago, ma anche per il baluardo del monte Baldo che frena le correnti
di aria fredda del nord; di questo microclima eccezionale è prova
anche la fiorente
olivicoltura. Qui uve di vitigni particolari come Corvina, Rondinella
e Molinara consentono un uvaggio da cui derivano i vini Bardolino, che
il disciplinare della DOC prevede nelle versioni Rosso, Chiaretto, Novello
e Spumante. Sempre da un uvaggio, in questo caso di Trebbiano, Garganega
e Tocai, deriva il Bianco di Custoza DOC, i cui vigneti occupano soprattutto
le colline a sud del lago lungo la valle del Mincio. A completare la produzione
enologica del Garda orientale partecipano, in piccola parte, i vini Val
d'Adige a nord e i vini prevalentemente lombardi Lugana e Tocai di San
Martino della Battaglia a sud. Le vallate veronesi dei monti Lessini sono
patria di vini di grande fama e diffusione. Sulle pendici, talvolta scoscese,
di vallate scavate da ghiacciai e corsi d'acqua e orientate a mezzogiorno,
prosperano i vigneti dei più noti vini veronesi: il Valpolicella
e il Soave. Questi vini, specialmente il Soave, per l'abbondanza della
loro produzione, l'importante industrializzazione di certi grandi produttori
e l'ottima diffusione commerciale, hanno costituito e costituiscono un'autentica
testa di ponte dell'enologia italiana nel mondo. I vigneti di Corvina Veronese,
Rondinella, Molinara destinati alla produzione del Valpolicella coprono
gran parte dei declivi inferiori delle vallate. L'area della denominazione
Valpolicella Classico e la più occidentale, temperata dalle brezze
del Garda; segue, a nord di Verona, la zona del Valpolicella Valpantena;
quindi, più a est. quella della denominazione Valpolicella. A questi
vini rossi sono riservate le menzioni Recioto e Amarone esclusivamente
quando per la vinificazione vengono utilizzate uve parzialmente essiccate,
nelle quali la concentrazione zuccherina è favorita dal clima asciutto
e fresco della stagione tardo-autunnale. I vitigni bianchi, soprattutto
il Garganega, poi il Pinot Bianco, lo Chardonnay e il Trebbiano di Soave,
allignano in particolare nelle pianure vicine all'Adige, dove si produce
il vino Soave DOC, e più a est in un'area fra i comuni di Soave
e Monteforte d'Alpone alla quale è riservata la denominazione Soave
Classico; qui i vigneti esposti a mezzogiorno godono di un microclima particolare
e le sensibili escursioni termiche che si verificano tra il giorno e la
notte esaltano aroma e sapore del vino. I vigneti del vitigno Durello si
stendono sulle colline, spesso elevate, a oriente della catena dei Lessini,
sconfinando nella provincia di Vicenza. Ne derivano vini di acidità
spiccata come il Lessini Durello DOC di cui esiste anche una versione spumantizzata.
Sui Colli Vicentini e Padovani, che occupano la parte centrale della regione,
si distinguono diverse aree vinicole. A nord le propaggini dell'altopiano
di Asiago e l'altopiano formato dall'Agno, dall'Astico e dal Brenta ospitano
vigneti che danno i vini denominati Breganze: vini rossi, fra cui Merlot,
Pinot Nero e soprattutto Breganze Cabernet, e vini bianchi, specialmente
Tocai, Pinot Bianco e Vespaiolo, pieni di carattere. Un' altra area è
quella dei vini che prendono il nome di Gambellara, dal comune capoluogo
di un comprensorio vicino alla zona del Soave, sotto le propaggini sudorientali
dei Lessini. Qui, in particolari condizioni di terreno e climatiche, predomina
il vitigno Garganega dal quale si ottengono vini bianchi, fra cui un Vin
Santo invecchiato e un Recioto del quale esiste anche una versione spumantizzata.
A sud di Vicenza, i Colli Berici fruiscono di un clima dolcissimo che consente
l'olivicoltura; la DOC Colli Berici raggruppa ben 7 denominazioni di vitigni:
i rossi Cabernet, Merlot, Tocai e i bianchi Garganega, Pinot, Sauvignon,
Tocai, fra cui si possono evidenziare il Tocai Rosso e il Garganega Bianco.
Vicino ai Colli Berici, a sud-ovest di Padova, si trovano i Colli Euganei,
anch’essi di natura vulcanica con terreni però ricchi di sedimenti
calcarei; vi crescono da sempre vigne di Cabernet, di Merlot e dei bianchi
Garganega e Tocai. La denominazione Colli Euganei, che è anche una
DOC, può essere completata da certe menzioni di vitigno, fra le
quali quella di Moscato relativa a un vino da uve di Moscato Bianco di
cui esiste anche una versione spumante. Oltre alle perle enologiche dei
Colli ci sono anche vini ordinari delle pianure vicentina e padovana. Le
Colline Trevigiane sono due fasce collinari site più a oriente,
nella provincia di Treviso, su entrambe le sponde del Piave. Quella compresa
fra Valdobbiadene e Conegliano, protetta dalle cime alpine, ha clima mite
e suoli di varia natura sui quali il locale, diffuso vitigno Prosecco dà
vini pregevoli e alquanto diversi fra loro, per esempio più morbido
e fruttato il Prosecco di Conegliano di quello di Valdobbiadene, raffinato
e intenso quello di Cartizze, da vigne in ripido pendio su argille calcareo-sabbiose.
La recente DOC Colli di Conegliano riguarda diversi vini prodotti in una
zona delimitata di cui Conegliano costituisce il centro. Oltre a un bianco
da uve di vitigni diversi dal Prosecco (Incrocio Manzoni 6.0.13, Pinot
Bianco e/o Chardonnay e, minoritari, Sauvignon e/o Riesling) e a un rosso
in cui primeggiano Cabernet, Marzemino e Merlot, il disciplinare prevede,
in una sottozona piu delimitata, un Colli di Conegliano Refrontolo