EMILIA ROMAGNA
Sesta regione per estensione, l’Emilia-Romagna occupa un po' più della tredicesima parte del territorio nazionale e si stende a sud del Po fino al crinale dell'Appennino e lungo la costa adriatica fino a Cattolica. Le implicazioni storiche nell'unità e nella diversità delle parti che compongono la regione sono diverse. Si può risalire molto indietro nel tempo e, come in genere per tutte le regioni italiane, ricercare all'epoca dell'antica Roma le radici della toponomastica. L'Emilia, a ovest di Bologna verso l'Appennino e a settentrione fino a Piacenza e ai suoi colli, assume il nome dall'omonima strada consolare tracciata nel 187 a.C. per collegare Rimini a Piacenza, che fu elemento unificante, quasi colonna vertebrale, della regione. La Romagna, a est di Bologna fino alle spiagge adriatiche e a sud fino alle zone collinari dell'interno e al confine marchigiano, deriva il nome dalla lunga unione politica con Roma che culminò con il ruolo di Ravenna capitale dell'Impero Bizantino. Staterelli rinascimentali e contese campanilistiche a parte c'è una diversità pedoclimatica e una prevalenza di gusti che si rivela evidente a chi esamina Emilia e Romagna con riguardo alla viticoltura e all'enologia, prevalentemente costituite da pianure, entrambe le patrie enologiche di cui sopra hanno la loro zona collinare: entrambe producono in collina i vini migliori, in pianura i maggiori quantitativi di vino ordinario o di derivati. L'Emilia-Romagna produce mediamente un buon 13% del vino italiano; si nota tuttavia un progressivo spostamento di tendenze: espianti di vigne di pianura da alto rendimento quantitativo, impianti in collina di vigne sperimentali o comunque da produzione pregiata. Prerogative della viticoltura dell'intera regione sono: il predominio di certe cooperative e delle grandi cantine sociali - anche se sopravvivono ancora numerose piccole aziende familiari - e la produzione di grandi quantitativi di uve utilizzate per fornire all'industria, come materie prime, molti concentrati, succo d'uva, vini da taglio, vini base per la produzione di vermouth e di distillati (brandy specialmente): questa produzione sussiste malgrado la sopra citata tendenza alla riduzione del vigneto di pianura e serve d'altronde ad alcune rinomate case di liquori, che operano entro i confini regionali, e di vini speciali, che operano anche altrove. In Emilia, nella zona pianeggiante dove un tempo si allevava la vite ad "alberata", legando lunghi tralci ai gelsi o agli olmi, si è passati a forme di allevamento su tutori artificiali, sempre prolifiche, come il tipico pergolato a duplice braccio del Lambrusco, che a sua volta sta cedendo il posto ai più economici paletti a T. In Romagna si utilizzano i sistemi a pergoletta con elementi a forma di croce, anch'essi idonei a una resa elevata. Gli aspetti colturali cambiano nelle zone collinari, dove predominano sistemi a spalliera (variazioni del tipo Guyot) o a cordone. In Emilia il vitigno assolutamente prevalente è il Lambrusco nelle sue varietà, che talvolta diviene persino simbolo del costume e dei gusti enologici emiliani. Tuttavia, altri vitigni a bacca rossa come Barbera e Bonarda e a bacca bianca come Malvasia e Ortrugo sono prevalenti nei Colli Piacentini e presenti anche in quelli Parmensi, Reggiani e Bolognesi con altri vitigni emergenti (il Sauvignon, i Pinot, i Riesling, il Cabernet e il solito predominante Chardonnay). La Romagna è invece particolarmente caratterizzata dalla prevalenza del vitigno a bacca nera Sangiovese e dal vitigno a bacca bianca Albana, pur dimostrando una crescente tendenza alla coltivazione anche di altri vitigni a bacca bianca come il Trebbiano Romagnolo, il Trebbiano Toscano e soprattutto la Malvasia di Candia. In Romagna sono state riprese, con un certo successo, le colture di varietà locali o di antica introduzione come il Pagadebit corrispondente al Bombino Bianco (frutto bianco) o il Cagnino, detto anche Terrano o Refosco (frutto rosso). Le piane dei Lambrusco: il Po, la cui riva destra delimita il confine settentrionale della regione, riceve dai Colli Emiliani numerosi affluenti che attraversano la porzione di Val Padana emiliana fra Piacenza e Bologna. In questa zona allignano in massima parte i vitigni di Lambrusco, in modo particolare estesi nelle campagne modenesi e reggiane. Della provincia di Modena sono i Lambrusco a DOC Sorbara, Grasparossa di Castelvetro e Salamino di Santa Croce; della provincia di Reggio Emilia il Lambrusco Reggiano, parente e concorrente di quelli modenesi. Gli uni e l'altro, ormai in gran parte rifermentati in grandi vasche anziché in bottiglia come si faceva un tempo, possono essere molto diversi fra loro anche se compresi nella medesima zona di DOC: rosati o rossi intensi, secchi o amabili o dolci, più o meno frizzanti. Tutti questi vini che hanno avuto un enorme successo di esportazione soprattutto verso gli Stati Uniti d'America, hanno subito negli ultimi decenni una notevole contrazione, sia di esportazioni che di produzione, in parte però compensata da un ritorno all'acquisto di certi importatori europei e da una ripresa del consumo interno. La zona meridionale di produzione del Lambrusco Reggiano, dove i vigneti incominciano a risalire in posizioni collinari, e patria anche dei vini bianchi di Scandiano, alcuni a DOC, prevalentemente da uve Sauvignon localmente chiamate Spergola e altre bianche come la Malvasia di Candia e il Trebbiano Romagnolo, che si realizzano in versione frizzante o spumante e sono secchi, amabili o dolci. I Colli Emiliani, colline di Piacenza, Parma, Reggio e Bologna, hanno in comune il clima freddo in inverno e assai caldo d'estate e i terreni alluvionali, che tuttavia possono variare con prevalenze sabbiose o argillose, ma si possono distinguere per colture e vini. I Colli Piacentini più settentrionali hanno produzioni che ricordano per genere e gusto quelle delle regioni limitrofe, ossia dell'Oltrepo’ Pavese e dell'entroterra ligure. Vi si privilegiano vini non del tutto secchi e più o meno frizzanti secondo la tradizione - che ha peraltro successo commerciale - che definisce "morto" un vino tranquillo. C'è comunque differenza di produzione nelle diverse valli, anche se il disciplinare DOC ha messo in chiave per vini, seppure molto diversi, la menzione geografica Colli Piacentini. C'è inoltre una notevole varietà di vitigni predominanti che diversamente si esprimono: Barbera e Croatina (localmente Bonarda) da cui si produce il vino Gutturnio in Val Tidone, Malvasia di Candia e Ortrugo da cui si produce il vino Trebbianino in Val Trebbia, inoltre dai medesimi vitigni e altri bianchi si ottiene il fragrante vino Monterosso in Val d'Arda. Gli stessi disciplinari hanno messo però in evidenza che la predominanza non è regola assoluta, per cui si può avere Gutturnio, oltre che in Val Tidone, in Val di Nure, in Val del Chero e in Val d'Arda. I Colli di Parma sono specialmente noti per la coltivazione del vitigno Malvasia di Candia aromatica da cui i vini omonimi rientranti sotto la DOC Colli di Parma; questa riguarda anche un rosso secco da Barbera e Bonarda, un Malvasia tranquillo o frizzante o spumante e un Sauvignon. E’ interessante notare che in queste plaghe, e particolarmente nei Colli Bolognesi, alcuni produttori si sono sbizzarriti, grazie a un'autorizzazione comunitaria, a introdurre nuovi vitigni per produrre vini secchi, tranquilli, diversi da quelli della tradizione locale, che in qualche caso hanno raggiunto notevole statura affiancandosi ai frizzanti e agli abboccati tradizionali. Dei Colli Bolognesi, sotto la relativa menzione DOC, oltre a vini Barbera da Barbera e Sauvignon, a un bianco da uvaggi Albana e Trebbiano sono, da vitigni omonimi con minima tolleranza di altri vitigni, il Cabernet Sauvignon, il Riesling Italico, il Merlot e via dicendo. Delta padano e Ravennate sono le zone pianeggianti della Romagna che occupano la parte meridionale delle valli alluvionali del Po e l'entroterra ravennate a sud-est del capoluogo. In queste zone umide e calde crescono viti prolifiche per la produzione di vini materia prima per correzione o distillazione; tuttavia i terreni sabbiosi vicini alle valli di Comacchio producono anche vini, sia bianchi che rossi, di buona qualità, specialmente un rosso da uve Fortana, un rosso Merlot e un bianco Sauvignon, tutti riportati sotto la DOC Bosco Eliceo.