DAL LATTE AL FORMAGGIO
Il
latte, di buon pascolo, e soprattutto quel suo derivato assai egregio che
è il formaggio, viene oggigiorno sempre più proposto dai nutrizionisti per assicurare
all'organismo proteine alternative pregiate, che l’opinione dell’uomo della
strada reputa abbondanti solo nelle carni. La carne ha sì proteine, cioè i principi
nutritivi di base dell'alimentazione, le sostanze che, essendo "plastiche" per
eccellenza, rafforzano la carrozzeria umana nella fase di accrescimento evolutivo,
riparando le usure giornaliere in ogni organo e apparato. Ma proteine ha anche
il latte e, in grande concentrazione, un buon formaggio. Per
buon formaggio ha da intendersi un delicato prodotto dell’arte casearia, a partire
dalla materia prima, che è il latte.
Quanto migliore è la qualità del latte, tanto risulta ottimale il prodotto
della caseificazione. La qualità dei pascoli rappresentano un fattore determinante
per le mucche da latte. La fragranza dei pascoli si trasfonde in quel latte,
e da questo passa al burro, al formaggio, alle ricotte.
I
formaggi sono alimenti ottenuti dal latte intero o parzialmente scremato
o scremato, in seguito a coagulazione acida o presamica (ad opera di enzimi
presenti nello stomaco dei ruminanti). Il coagulo (cagliata) subisce poi una
serie di trattamenti diversi a seconda del tipo di formaggio che si vuole produrre.
I formaggi freschi hanno un contenuto di acqua più elevato dei formaggi stagionati
che, in quanto tali, hanno subito una concentrazione dei nutrienti che sono
in essi contenuti. Essendo dei derivati del latte, i formaggi contengono gli
stessi principi nutritivi di questo alimento (ad eccezione del lattosio e di
una parte di proteine del siero che sfuggono alla cagliata), ma in quantità
notevolmente più abbondanti: costituiscono pertanto la miglior fonte di calcio
alimentare e sono eccellenti apportatori di proteine di elevato valore biologico,
nonché di lipidi. Questi ultimi raggiungono quantità variabili tra il 16 e il
40 per cento e oltre.
I formaggi costituiscono quindi da soli un ottimo secondo piatto e non
devono essere consumati in aggiunta a questo o come «fine pasto». Alcuni tipi
di formaggio possono venire inoculati con particolari microrganismi, quali muffe,
che conferiscono al prodotto sapore ed aroma caratteristici (gorgonzola, robiole,
roquefort eccetera). La ricotta, formaggio che deve essere consumato freschissimo,
si ottiene per riscaldamento (ricotta) a 70/75° C del siero di latte (cioè della
parte che rimane dalla lavorazione del formaggio) di pecora o di vacca, dopo
aggiunta di un acidificante. Il contenuto lipidico della ricotta di pecora è
più elevato di quello della ricotta di vacca e, conseguentemente, anche il loro
apporto energetico è differente.
(da Atlante ragionato di alimentazione Istituto SCOTTI BASSANI
per la ricerca e l’informazione scientifica e nutrizionale - Milano)