LA
PASTA E' NATA !
Così italiana, la pasta, che da noi esiste addirittura
un museo dedicato a questo prodotto:
si trova a Pontedassio, in provincia di Imperia, dove è stato creato
dalla ditta Agnesi.
Le origini della pasta sono controverse:
Marco Polo nel suo memoriale di viaggio "Il Milione", scritto
agli inizi del 1300, riferisce
di aver gustato in Cina un cibo a lui sconosciuto, preparato con farina
di riso o di soia e acqua. Questa notizia fece sì che per un certo
periodo si sia creduto che la pasta fosse un'invenzione cinese, giunta
in Italia con l'avventuroso viaggiatore veneziano. Non c'è voluto
molto, tuttavia, per dimostrare l'infondatezza di tale supposizione. Certo
è che quando Marco Polo ne parlò, la pasta, o un prodotto
molto simile, esisteva ormai da tempi antichissimi nel bacino del Mediterraneo,
dove veniva confezionata però con farina di grano. Un alimento paragonabile
alla pasta era conosciuto dagli Etruschi già nel IV secolo a. C.
, e in epoca quasi contemporanea era apprezzato dai Greci e così
pure dai Romani, attentissimi a importare usanze e culture dei popoli che
venivano via via assoggettando. Per quanto concerne la pasta secca, pare
invece che siano stati gli Arabi a introdurne l'uso, nato per motivi pratici:
popoli nomadi per eccellenza, avendo a loro volta l'abitudine di consumare
impasti di sfarinati e acqua, per comodità pensarono di prepararli
in precedenza e di farli essiccare, così da poterli portare con
sé senza problemi, e averli già pronti al momento del bisogno.
Anzi, a questo proposito pare addirittura che sia dovuta a loro la pratica
di confezionare i bucatini che, asciugando più rapidamente per merito
del foro centrale, potevano così essere meglio conservati. Le loro
conquiste, alle quali la spinta religiosa aveva conferito un impulso irresistibile,
furono anche l'occasione per far conoscere alcune novità che abbracciavano
diversi settori: dalla matematica all'astronomia e alle scienze in genere,
dall'arte alla gastronomia. Fu così che in Sicilia come in Spagna,
in Puglia come in Liguria, in Sardegna e lungo le coste mediterranee approdò
la pasta secca, che da qui si diffuse un po'
dovunque, variamente elaborata, divenendo l'asso nella manica della nostra
cucina. Già nel 1400 funzionavano numerosi pastifici per la produzione
di pasta secca lungo le coste italiane, in particolare siciliane, campane,
laziali e liguri, nei luoghi cioè dove le condizioni climatiche
meglio si prestavano all'essiccazione. Si sa per certo che esistevano addirittura
delle corporazioni di "vermicellai", il che dimostra che si trattava
di un'attività ormai abituale. Quella pasta, che oggi chiameremmo
industriale, era però piuttosto costosa: per questo si diffuse nel
popolo la pratica di confezionarla in casa. Furono naturalmente le donne
a impegnarsi in tale mansione ; la pasta del resto costituiva una vera
provvidenza, condita con quello che si aveva a disposizione, così
impegnando tutta la loro innata sapienza gastronomica, l'estro e la fantasia
stimolata dalla necessità, le donne riuscirono a creare veri capolavori,
che ancor oggi abbiamo modo di gustare. Quando poi si diffuse l'uso del
pomodoro, il rosso frutto della solanacea importata dall'America fu eletto
a compagno ideale della pasta, e da allora continua a contribuire al suo
successo , portando nel mondo , con il tocco aggiuntivo del basilico, il
prestigio dei nostri tre colori. La pasta continuò a essere essiccata
al sole e all'aria fino al 1908, anno in cui Filippo De Cecco, titolare
dell'omonimo pastificio di Fara San Martino, in provincia di Chieti, ancor
oggi uno dei più prestigiosi non solo in Italia, mise a punto un'invenzione
che portò enormi vantaggi all'industria della pastificazione: l'essiccatore
automatico, che permetteva di raggiungere risultati perfetti in tempi brevi
e in ben diverse condizioni igieniche, semplificando enormemente il lavoro.