LA
SALAGIONE
Una
tecnica fondamentale di conservazione delle carni la cui origine
si perde nella notte dei tempi è quella della salagione. La prima
importante, anche se "indiretta" testimonianza di cosce salate
di maiale nella Pianura Padana la si ricava dai reperti archeologici messi
recentemente in luce presso un insediamento etrusco del V° secolo a.C.,
sito in Bagnolo S. Vito di Mantova. In detto insediamento furono ritrovati
ben 30.000 reperti di ossa di maiale, rare quelle degli arti posteriori.
Questo fatto non può essere casuale e fa ritenere che le cosce fossero
commercializzate dopo essere state salate. I romani conoscevano bene il
prosciutto, che denominavano "perna". Catone il Censore nella
sua "De Agricoltura" (II° secolo a.C.) parla della conservazione
di cosce intere di maiale tramite il sale e il prosciugamento (da cui il
termine perxuctus e quindi "prosciutto") . Anche nel medioevo
(secolo IX) si ha notizia che le parti più pregiate del maiale si
conservassero con il sale e tra esse il prosciutto o "gambuccio"
e la spalla. Il sale arrivava all'interno d ella Pianura Padana dalle saline
costiere (Venezia, Comacchio e Cervia), per via fluviale, ma il costo del
prodotto era molto alto; si cercava pertanto di produrlo in loco sfruttando
le miniere di salgemma, ed in particolar modo le sorgenti saline dell'entroterra.
Famosi erano i pozzi di acque salse delle colline parmensi (Salsomaggiore).
In detti luoghi si svilupparono le cosiddette "fabbriche del sale".
L'antichissima vocazione suinicola della Pianura Padana è stata
successivamente intensificata dalla dominazione longobarda: il Capitolare
di Carlo Magno (inizio secolo IX) dà notizia della tecnologia che
doveva essere adottata per la lavorazione e conservazione delle carni con
il sale. Si può quindi affermare che la salagione delle carni di
maiale ed in particolare dei tagli più pregiati come le cosce e
quindi il prosciutto, sia da sempre presente nella Pianura Padana.