SALUMI CRUDI A PEZZI INTERI
IL PROSCUTTO CRUDO
Senza dubbio il prodotto crudo stagionato
più rappresentativo della salumeria italiana è il prosciutto
che, preparato da sempre in pressoché tutta la penisola, ha raggiunto
in alcune regioni livelli di sviluppo e di qualità tali da meritare
che leggi dello Stato li indicassero come prodotti tipici di una cultura
e di una determinata zona geografica: così è per il prosciutto
di Parma, il prosciutto di S. Daniele, il prosciutto Veneto Berico Euganeo
ed il prosciutto di Modena. Questo importante riconoscimento di qualità
ha da tempo varcato i confini nazionali ed è in corso di acquisizione
in tutto il territorio della Comunità europea.
Questo prodotto, tradizionale per eccellenza, presenta alcune caratteristiche
che lo rendono molto attuale: elevate capacità nutrizionali, digeribilità,
assenza di additivi (viene infatti preparato con l'ausilio di un solo ingrediente:
il "sale da cucina".
Tra i prosciutti il cui marchio è riconosciuto per legge il
prosciutto di Parma spicca per quantità di pezzi prodotti e per
importanza merceologica:
pertanto la tecnologia di produzione illustrata si ispira a questo modello.
LA MATERIA PRIMA I suini richiesti dall'industria
di trasformazione in genere, e in particolare quella dei prosciutti stagionati,
come già anticipato, debbono fornire una carne dotata di particolari
caratteristiche di consistenza e maturazione: tali caratteristiche sono
riscontrabili solo nei suini cosiddetti "pesanti"' di età
e di peso elevati. Sono così garantiti pezzi anatomici di un peso
sufficiente per la lavorazione (tra i 10 e i 15 kg con ottimo tra 12 e
14 kg dopo la rifilatura) e l'ottima copertura adiposa atta a preservare
la succosità e la fragranza del prodotto finito. La carne matura
ha un minor quantitativo di umidità, si conserva meglio, ha un colore
rosso uniforme, una buona consistenza delle parti magre ed adipose. Le
fasi preliminari che iniziano il ciclo produttivo dei salumi in genere,
ma del prosciutto crudo in particolare, ne condizionano incisivamente la
buona riuscita.
TECNICA DI PRODUZIONE La preparazione della
materia prima prevede la separazione della coscia (con o senza il piede
a seconda che sia destinata a prosciutto di S. Daniele o no) dalla mezzena
e il successivo raffreddamento a 0/4°C. Segue la rifilatura la quale
conferisce la forma alla coscia, asportando l'eccesso di grasso non aderente
al muscolo, e sagomando in giusta maniera la parte muscolare scoperta.
A questo livello si effettua un'attenta selezione relativamente alla pezzatura,
alla qualità della carne ecc., in modo da scartare i pezzi che hanno
dei difetti. L'accurata selezione della materia prima è il momento
chiave del processo tecnologico che trasforma la coscia fresca in prosciutto:
il processo infatti non prevede l'utilizzazione di alcuna sostanza (conservanti
additivi in generale) oltre il sale. La tecnologia di trasformazione tende
principalmente ad eliminare l'acqua naturalmente presente nelle carni tramite
la penetrazione omogenea del sale nei tessuti, ciò avviene in condizioni
ambientali di temperatura e umidità relativa (UR) che impediscano,
specialmente nei primi mesi di lavorazione, proliferazioni microbiche.
Le operazioni principali, tramite le quali le cosce subiscono la trasformazione
fino al prodotto finito, pronto per la vendita, possono essere così
elencate: salagione, riposo, lavaggio e asciugamento, stagionatura, sugnatura.
LA SALAGIONE E' sicuramente la fase che contraddistingue
il prodotto: la maturazione è regolata dalla sola aggiunta di sale
(cloruro di sodio). Le cosce sono coperte con un quantitativo di sale che
corrisponde al 2-4% del loro peso. La lavorazione del prosciutto di Parma
prevede l'uso di sale umido sulla cotenna e sale secco per le parti muscolari.
Generalmente la salatura viene effettuata due volte, a distanza di una
settimana l'una dall'altra. Nel caso del prosciutto di San Daniele la tecnica
di salagione prevede la copertura con sale secco della coscia per tutto
il periodo di salatura, la cui durata e condizioni dipendono dalla pezzatura
delle cosce. La successiva fase di lavorazione è il "riposo"
in celle a temperatura ed umidità relativa controllata, che assicura
una buona ed omogenea disidratazione al pezzo. In generale si può
affermare che un periodo di c ella (salagione e riposo) non inferiore ai
90/110 giorni assicura una buona conservabilità. Dopo il riposo
le cosce sono sottoposte a lavaggio con acqua tiepida, allo scopo di rimuovere
patine eventualmente formatesi sulla superficie del prosciutto, quindi
asciugate. A questo punto può essere latta una prima importante
valutazione dell'andamento della lavorazione. La cotenna deve essere di
colore chiaro e la colorazione del muscolo deve tendere al rosa. Alla palpazione,
inoltre, il prosciutto deve presentarsi morbido.
LA STAGIONATURA La fase più critica
della maturazione, che viene raggiunta in ambienti che favoriscono una
lenta disidratazione. Oggi, per far fronte a eventuali condizioni climatiche
sfavorevoli, i locali di stagionatura sono dotati di impianti specifici
per evitare disidratazioni troppo intense o la formazione di muffe superficiali.
A1 sesto mese di stagionatura, il prosciutto viene sondato (con un osso
di cavallo), per stabilire l'esistenza di particolari difetti non visibili.
Sempre a 6 mesi si ha la sugnatura (non protetta dalla cotenna), che consiste
nell'applicazione sulla superficie del prodotto di uno strato parzialmente
impermeabilizzante di uno stucco composto da sugna (un grasso particolare)
macinata, sale, pepe. Questa funge da regolatore dell'evaporazione nel
prodotto che non ha ancora completato la stagionatura, inibendo la proliferazione
di muffe. Il processo produttivo completo fa registrare un calo del peso
variabile dal 27 al 30%. Per i prosciutti tipici esistono Consorzi di tutela
e vigilanza che tramite personale specializzato controllano le materie
prime, il ciclo produttivo e a fine stagionatura appongono il contrassegno,
cioè il marchio a fuoco, ai prosciutti appartenenti alle partite
che soddisfano precise caratteristiche merceologiche, contemplate nelle
singole leggi di tutela. Per esempio, nel caso del prosciutto di Parma
il prodotto deve avere: "forma esteriore tondeggiante; peso non inferiore
ai 7 chili; colore al taglio uniforme tra il rosa ed il rosso, inframmezzato
dal bianco puro delle parti grasse; sapore della carne delicato e dolce,
poco salato e con aroma fragrante e caratteristico". Il controllo
finale è una fase tanto importante quanto delicata, perché,
come si può facilmente comprendere, è indice della professionalità
e qualità dell'azienda.
IL CULATELLO
Un altro prodotto crudo stagionato della salumeria italiana
di grande pregio, frutto di un'arte tramandata da generazioni, è
il culatello. Come il prosciutto, si ricava dalle cosce suine fresche e
le sue inconfondibili caratteristiche so no pure strettamente legate all'uso
di carni mature, consistenti, ben colorate, giustamente marezzate. La raccolta
degli usi e consuetudini della Camera di Commercio di Parma, così
definisce il culatello: "Culatello, detto Culatello di Zibello, ossia
la parte muscolosa degli arti posteriori del suino, priva di cotenna, di
osso e stagionata nelle zone rivierasche del Po e della Bassa Parmense.
La coscia, appena staccata dalla carcassa viene liberata dalla cotenna
e sgrassata, quindi si procede a sezionare la parte destinata a culatello:
"Con apposito coltello, partendo due o tre dita a] di sopra della
articolazione femoro-tibio-rotulea e passando aderente al femore per tutta
la sua lunghezza, si giunge a tagliare la coscia fino alla sua base".
Dopo questa operazione si passa alla rifilatura e toelettatura del culatello:
si asporta il femore e si toglie il grasso esuberante, avendo cura di lasciarne
un certo spessore al fine di mantenere più morbida la carne sottostante;
poi viene rifilata la porzione muscolare onde conferire al prodotto la
carattcristica forma a pera. La salatura viene effettuata utilizzando il
3,3% di sale in rapporto al peso; l’operazione ha una durata di una decina
di giorni. Dopo i primi due, tre giorni di salatura il culatello viene
massaggiato ed eventualmente risalato. Segue un breve periodo di riposo
e quindi viene insaccato in budello naturale. Dopo la salatura si procede
alla legatura che ha la funzione di conferire una rotondità a pera
del prodotto. Inizia quindi la stagionatura della durata dai sei ai dodici
mesi. L'asciugamento si realizza a temperatura crescente dai 14° ai
16°-18°C e ad una umidità relativamente elevata . La stagionatura
invece viene effettuata a temperature leggermente inferiori e a una UR
addirittura dell'80-85%. I1 culatello subisce un calo di peso del 40% dopo
un anno di stagionatura.
LO SPECK
Per "Speck dell'Alto Adige", "Sudtiroler Markenspeek"
o "Sudtiroler Speck" s'intende la coscia di suino disossata,
moderatamente salata ed aromatizzata, privata della fesa e affumicata a
freddo. Lo speck è un cardine nell'alimentazione dell'Alto Adige,
ma si è rapidamente diffuso nelle altre regioni, nonché d'oltre
Alpe. I1 termine speck è pressoché intraducibile perché
la parola in tedesco si riferisce al lardo: ma lardo non è, in quanto
nella preparazione dello speck sono utilizzate cosce, appunto, che abbiano
una distribuzione uniforme di magro e parti grasse. La coscia di maiale
disossata è poi compressa per conferirle la caratteristica forma
appiattita. La "concia" (ovvero il trattamento con gli aromi)
viene fatta con sale grosso marino, salnitro, aglio, ginepro, pepe ed altri
ingredienti facoltativi. La coscia conciata è posta su appositi
scivoli di legno che favoriscono
l'allontanamento dei liquidi estratti dalla salagione. A1 termine della
salagione lo speck è pronto per essere affumicato. Per l'affumicatura
sono impiegati trucioli di acero e di faggio: le cosce salate sono appese
a telai di ferro e poste sotto larghi camini per ricevere l'aromatizzazione.
A seconda della temperatura del fumo gli esperti distinguono in "affumicatura
a caldo e affumicatura a freddo": lo speck la richiede a freddo (temperatura
massima 20°C). _~ La stagionatura varia, con un minimo di 4-.5 mesi.
Lo Speck dell'Alto Adige viene tutelato da un apposito Consorzio che ne
verifica e garantisce il livello qualitativo, apponendo al prodotto finito
il caratteristico timbro a fuoco.
LA COPPA
La coppa è un prodotto crudo stagionato preparato con
la maggior parte dei muscoli del collo. Le aree tradizionali di produzione
sono le province di Parma e Piacenza, ma viene preparata, seppure in modi
diversi in molte regioni d'Italia e commercializzata sotto vari nomi (coppa,
capocollo ecc.). Sotto il profilo produttivo è un salume interessante
in quanto accomuna aspetti simili al prosciutto crudo (fase di salagione)
ed aspetti simili ai salami a lunga stagionatura (fase di stagionatura).
Ne consegue che le caratteristiche del prodotto finito sono da ascriversi
in parte a fenomeni enzimatici propri della carne sottoposta a trattamento
di salagione, ed in parte a fenomeni microbici operati dai batteri apportati
sulla superficie del taglio di carne dalle operazioni di macellazione,
sezionatura, disosso e toelettatura cui è sottoposto per renderlo
atto alla trasformazione. Anatomicamente la coppa è rappresentata
dalla porzione muscolare del collo aderente alle vertebre cervicali e parte
delle toraciche. Dopo la sezionatura e rifilatura sono poste a sostare
per almeno 24-48 ore in cella frigorifera prima di essere sottoposte a
salagione. La salagione consiste nella distribuzione di una miscela di
sale, spezie ed eventualmente altri aromi, sulla superficie della coppa,
per permetterne, in condizioni di temperatura ed U.R. controllate, la penetrazione
all'interno e la conseguente fuoriuscita dell'acqua secondo i principi
già illustrati per la salagione del prosciutto crudo. La quantità
di sale che deve essere distribuita varia a seconda della tipologia delle
coppe e delle condizioni di temperatura e umidità delle celle di
salagione; in genere corrisponde al 4% del peso del pezzi. In seguito,
previo massaggio, le coppe sono immesse nelle c elle per il riposo, dove
permarranno per altri 7- l 0 giorni. Terminato il periodo di riposo, le
coppe sono sottoposte al confezionamento, cioè immesse nel budello
e legate per poter essere poi avviate all'asciugamento e alla stagionatura.
Durante la stagionatura la temperatura si mantiene su valori di 13-14°C.
11 calo peso raggiunge valori del 32-33% a 90 giorni. La fase della stagionatura
dura fino al raggiungimento della maturazione della coppa, che si ottiene
a una età di 90 giorni per i prodotti classici confezionati in budello
di manzo. In commercio si possono reperire però anche prodotti a
più lunga stagionatura (4-6 mesi) confezionati questi ultimi in
bondeane di suino e destinati a consumatori particolarmente esigenti.
LA PANCETTA
La pancetta è un taglio di carne che deriva dal rivestimento
adiposo e muscolare del costato del suino, l'alternanza di strati magri
e grassi crea il piacevole effetto striato che riscontriamo nel prodotto
finito. Quattro sono i principali tipi di prodotto: pancette con cotenna,
senza cotenna, sgrassate e coppate. Le pancette con cotenna dopo la refrigerazione
sono direttamente sottoposte a salagione, mentre quelle senza cotenna e
le sgrassate sono ulteriormente lavorate: la fase di scotennatura e/o sgrassatura
sono precedute da una fase di riposo per una più agevole lavorazione.
La buona riuscita della salagione dipende dal raggiungimento dell'equilibrio
tra la penetrazione profonda del sale e la limitata perdita in fase di
asciugatura. In generale, la percentuale di sale distribuita sul prodotto
fresco è variabile fra il 4,5-575% del peso della pancetta stessa.
Al sale spesso vengono addizionati chiodi di garofano, pope nero spaccato
ed altre spezie che arricchiscono - durante la stagionatura - l'aroma e
il sapore. Una volta salate, le pancette vengono immesse nelle celle dove
riposano per un periodo variabile da 8 giorni a 15 giorni a seconda del
tipo. A questo punto' le pancette sgrassate vengono confezionate, quelle
con cotenna e senza cotenna sono, invece, sottoposte a lavaggio per eliminare
eventuali residui di grasso superficiali. Al prodotto arrotolato viene
data compattezza tramite la legatura o per immissione in budella cellulosiche.
Dal tipo di materia prima utilizzata e dal tipo di "confezionamento"
derivano i nomi commerciali del prodotto finito. Nella produzione di pancette
si distinguono alcune tipologie particolari: coppata e affumicata. La coppata
si ottiene "rivestendo" una coppa con pancetta, con un rapporto
ottimale di 1 a 2, cioè 1 kg di coppa ogni 2 kg di pancetta. La
pancetta affumicata è di origine anglosassone ma da tempo adottata
dall'industria italiana, si presenta sotto forma non arrotolata ("tesa")
ed è sottoposta a un trattamento aromatizzante per alcune ore a
30°-35°C.
SALUMI INSACCATI STAGIONATI
I SALAMI
Il salame è un prodotto a base di carne suina, ed eventualmente
anche bovina, e grasso suino, macinata, condita con sale e aromi naturali,
insaccata in budelli naturali o artificiali, asciugato e stagionato. In
Italia il salame ha sempre rappresentato una delle forme più diffuse
di conservazione della carne: al pari degli altri prodotti stagionati le
tecniche di preparazione e le ricette impiegate dipendono da numerosi fattori
(clima, abitudini alimentari, ecc.). Negli ultimi decenni si è assistito
allo sviluppo della produzione industriale, per lo più come evoluzione
di precedenti strutture artigianali, che d'altra parte sono sempre presenti
in gran numero. Contemporaneamente, specialmente a supporto delle trasformazioni
industriali, sono stati condotti studi tendenti ad identificare i meccanismi
chimici, chimico-fisici e microbiologici responsabili della trasformazione
della carne macinata in salame; da queste esperienze sono scaturite indicazioni
utili per elevare il livello e lo standard qualitativo, nonché razionalizzare
le tecniche produttive esistenti. Le abitudini alimentari diverse da regione
a regione hanno determinato la presenza di molte "ricette" caratterizzate
da un uso limitato di droghe al nord (praticamente solo pepe e aglio) e
più abbondante al sud (salami preparati anche con peperone, pomodoro,
semi di finocchio ecc...), nonché dalla scelta del tipo di budello
e dal rapporto magro-grasso, dal tipo di macinatura e dalla quantità
di sale impiegata. Elencare tutti i tipi di salami tradizionali italiani
è praticamente impossibile: si può dire infatti che ogni
regione e ogni zona abbiano un loro prodotto: per ragioni diverse (qualità
del prodotto, sviluppo di alcune strutture industriali ecc.) alcuni tipi
conosciuti ed apprezzati in tutta Italia sono preparati e commercializzati
in quantità maggiori: fra questi sono da ricordare i salami Milano,
Felino, Varzi, Fabriano, Napoli, Veneto ecc.,
i cui nomi commerciali spesso ricordano i luoghi tradizionali di produzione.
Anche se sono tutti prodotti stagionati, il tempo di preparazione varia
notevolmente in funzione di numerosi parametri dipendendo principalmente
dalle dimensioni dei prodotti (da alcune decine di giorni per i più
piccoli ad alcuni mesi per i più pesanti: kg. 2-4). I1 salame italiano
è generalmente un prodotto a lunga stagionatura che si differenzia
qualitativamente in modo sostanziale dai salami a rapida acidificazione
comuni negli altri paesi europei.
SALAMI A LUNGA STAGIONATURA
L’espressione "a lunga stagionatura" non si riferisce esclusivamente
al tempo totale di stagionatura, ma anche e soprattutto al tempo durante
il quale si sviluppano ed arrivano a conclusione le trasformazioni responsabili
della conservazione e della formazione delle caratteristiche organolettiche
principali. La tenuta della fetta e buona solo dopo 1-3 settimane, la consistenza
è plastica e non elastica, il colore è di un rosso più
carico e profondamente diverso da quello dei salami a rapida fermentazione:
le altre caratteristiche organolettiche (sapore e aroma) si sviluppano
essenzialmente verso la fine della stagionatura. Dal punto di vista batteriologico,
i salami sono caratterizzati dalla presenza di generi microbici positivi
i quali svolgono azioni idrolitiche nei confronti di vari costituenti,
determinando, oltre alle caratteristiche di struttura e consistenza, anche
quelle più propriamente sensori al i. Importanti per le caratteristiche
del prodotto sono le temperature di stagionatura adottate e la velocità
di disidratazione, entrambe generalmente alte (temp. max 20-22°C) e
la conseguente perdita di peso registrata alla fine del processo che può
aggirarsitrail25%eil35%.
SALAMI A RAPIDA ACIDIFICAZIONE
In questi tipi di salame le tecniche di produzione comportano una prima
fase sufficientemente lunga nella quale si ha una vera e propria fermentazionc
favorita da temperatura ed umidità elevate e dalla presenza di zuccheri;
in questo periodo i lattobacilli acidificano l'impasto conferendogli le
caratteristiche organolettiche e la stabilità desiderate, inibendo
nel contempo la crescita di altri microrganismi. La velocità di
acidificazione e il valore finale raggiunto sono gli indici più
significativi del processo di maturazione: la rapida acidificazione fa
sì che il salame presenti consistenza tenera e una buona tenuta
della fetta, mentre il colore rimane chiaro. Questi tipi di salame possono
già dopo pochi giorni essere affettabili, di buon colore e stabili
dal punto di vista microbiologico. Il fattore limitante la palatabilità
dei salami a rapida maturazione è dato dalla possibile comparsa
di gusti acidi non graditi.
TECNICA DI PRODUZIONE Essa prevede diverse
operazioni successive alla macellazione: preparazione e raffreddamento
delle materie prime; preparazione degli impasti; insacco e stagionatura,
quest'ultima può essere divisa schematicamente in 3 fasi diverse:
- stufatura: i salami sono posti a temperatura pari o superiore a quella
ambiente e ad UR elevata; - asciugamento: durante il quale avviene la maggior
disidratazione; - stagionatura propriamente detta: in condizioni di lenta
disidratazione, generalmente a temperature controllate e inferiori a quella
ambiente, in seguito a processi enzimatici e microbiologici il salame acquista
le caratteristiche organolettiche finali. Le materie prime per la preparazione
del salame so no diversi tagli magri e grassi scelti in funzione del tipo
di prodotto che si vuole ottenere e della tecnologia che si intende adottare.
I tagli principali e le caratteristiche che presentano sono i seguenti:
TAGLI MAGRI Spalla suina: è il taglio
magro principale utilizzato per la produzione dei salami a macina fine
(Milano) in cui sia necessario avere una divisione netta tra frazione magra
e grassa (la cosiddetta "grana di riso"). Si utilizza inoltre
in mescolanza eventuale con altri tagli magri per la produzione di salami
a macina grossa (tipo Varzi o Napoli) ed in generale un po' in tutti i
tipi di salame. E un taglio molto magro, ben dotato di pigmenti con un
contenuto in acqua ridotto e con una consistenza soda.
Rifilature magre: si utilizzano le rifilature di dimensioni maggiori
provenienti dalle operazioni di sezionatura e preparazione dei tagli principali:
prosciutto, testa, gola e lardo.
TAGLI SEMIGRASSI Magro di pancetta: si ricava
dalla sgrassatura completa della pancetta, ottenendo una materia prima
a medio contenuto in grassi ed a scarso contenuto in acqua; essa è
ideale per la produzione di quei salami, tipo il Felino, in cui sia necessario
mantenere un certo grado di morbidezza anche al termine della stagionatura
ed in cui non sia necessaria una divisione netta tra frazione magra e grassa.
Se si tolgono solo le frazioni di grasso molle, mantenendo aderente allo
strato di magro più superficiale il grasso duro sottostante la cotenna,
si ottiene un prodotto che si presta per la produzione di salami particolarmente
morbidi, come la soppressa veneta.
TAGLI GRASSI Gola: è il taglio grasso
per eccellenza, grazie alle sue doti di resistenza alla "smelmatura"
(perdita di consistenza) apportata dalle operazioni di tritatura, impasto
ed insacco. Per questa sua caratteristica, riesce insostituibile nei salami
a macina fine in cui la estrema sminuzzatura porta più facilmente
alla liberazione di grasso fuso. Lardo: a causa della facilità con
cui tende a disgregarsi, contrariamente al grasso di gola, si utilizza
quasi esclusivamente per la produzione di lardelli da addizionare ai salami
quali il Fabriano, in cui ne è prevista l'incorporazione sotto forma
di cubetti.
L’IMPASTO Gli impasti sono preparati triturando
le materie prime e rimescolandole con gli ingredienti ed additivi tipici
di ciascun salame. La tecnologia differisce a seconda delle dimensioni
cui devono essere ridotte le particelle di magro e di grasso, cioè
della "grana" dell'impasto. Dall'impastatrice o dal cutter (sminuzzatrice)
l’impasto è portato a "riposare" per alcune ore in apposite
celle refrigerate per permettere agli aromi di diffondersi nelle carni.
Segue il processo di insaccatura tramite il quale l'impasto viene inserito
in budelli naturali o artificiali.
STAGIONATURA La stagionatura dei salami complessivamente
considerata è condotta con criteri molto differenti a seconda della
tipologia dei prodotti. Le differenze maggiori si riscontrano nella prima
fase, indicata con il nome di stufatura, relativamente alle temperature
e al tempo di durata; per i salami a lunga stagionatura la stufatura dura
solo alcune ore, per gli altri alcuni giorni. Alla stufatura segue l'asciugamento,
che ha lo scopo di diminuire l'acqua presente nel prodotto e quindi assicurarne
la conservabilità. Segue la stagionatura vera e propria, nel corso
della quale l'UR deve essere sempre abbastanza elevata in modo da impedire
una disidratazione eccessiva degli strati più superficiali. Le temperature
di stagionatura in genere sono relativamente fredde (12-14°C) e si
mantengono sui valori più bassi per i salami di calibro superiore.
Il salame, se stagionato correttamente, è un prodotto stabile ma
sono possibili notevoli modificazioni del sapore legate principalmente
ad una eccessiva perdita di acqua ed a trasformazioni del tessuto adiposo,
che può ossidarsi con facilità nelle parti superficiali.