L'INVENZIONE DELLA BOTTIGLIA

Corre il 1615 e Giacomo I, Re d'Inghilterra, emette un editto che sarà involontariamente alla base di fondamentali cambiamenti nel settore vinicolo. Il monarca, spaventato dalla massiccia sottrazione di legname all'industria navale da parte dei vetrai inglesi che lo utilizzano per i loro forni, impone l'uso del carbone. Questa innovazione forzata nella fabbricazione del vetro permette la nascita della bottiglia in vetro scuro e forte, capace di resistere alla pressione di una tappatura a sughero. È di diciassette anni dopo il brevetto di una bottiglia a bulbo con il collo corto che, nel volgere di un trentennio, diviene abbastanza economica da poter entrare in tutte le famiglie. Rimane tuttavia relegata a livello di suppellettile: il vino vi viene immesso, specialmente se pregiato, per una migliore conservazione dal consumatore medesimo, che poi lo tappa con sughero a sua volta sigillato con cera. Non potrebbe essere altrimenti, visto che il costo del contenitore supera abbondantemente quello del contenuto e quasi tutti i governi impediscono l'esportazione di bottiglie.

Se questo non crea più di tanti problemi per la maggior parte dei vini, non si può dire altrettanto per un vino fruttato e allegro, prodotto nel Nord della Francia, che ha conquistato l'Inghilterra, perché piacevolmente frizzante. Così, nel 1728, i produttori dello Champagne ottengono che un decreto reale liberalizzi la sua commercializzazione in bottiglia.

È una vera rivoluzione: la nascita dei vini, la cui origine è garantita dal produttore medesimo, dà inizio per la bacchica bevanda all'era dei viaggi da un capo all'altro del mondo, mantenendo inalterate le proprie caratteristiche organolettiche. La forma della bottiglia si adegua alle nuove esigenze : il tozzo bulbo si allunga fino ad assumere le attuali forme cilindriche.